L'intesa di massima sul salario minimo raggiunta dalla Lega e dai Cinque Stelle comporterebbe, nei fatti, una riduzione della paga oraria legale prevista dal disegno di legge...
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Inps: Quota 100 snobbata da un terzo dei destinatari
Non più di due giorni fa, il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, che per la Lega si occupa del dossier, aveva spiegato, parlando della misura del salario minimo, che «non è ipotizzabile penalizzare ulteriormente le aziende che invece hanno bisogno di incentivi per rilanciarsi. Siamo perfettamente d'accordo a garantire gli stipendi», aveva aggiunto Durigon, «ma occorre oculatezza per non danneggiare le imprese, sennò si rischierebbe l'effetto opposto». L'intenzione del governo, dunque, sarebbe quella di accompagnare l'introduzione del salario minimo con un taglio del cuneo fiscale destinato alle imprese. Il punto è capire esattamente quante risorse è necessario mettere sul tavolo per garantire una equivalenza tra il maggior costo che le imprese dovranno sostenere e la riduzione del cuneo necessario a indennizzarle. Secondo le stime fatte dall'Inapp il maggior costo derivante dall'introduzione di un salario minimo di 9 euro lordi l'ora sarebbe di 6,7 miliardi. Ritoccando al ribasso la cifra la stima, ovviamente, è destinata a scendere. Ogni punto di taglio del cuneo fiscale vale, invece, 3,2 miliardi di euro.
L'INTERVENTO
Ieri sul salario minimo è intervenuto, parlando a SkyTg24à, anche il presidente dell'Inps Pasquale Tridico. «Mi sembra opportuno e ragionevole», ha detto il presidente dell'Inps, « ancorare una parte dell'aumento dei salari a una forma di riduzione del cuneo o a una forma di sgravio che possa ancorarsi a un credito d'imposta per il corrispettivo dell'aumento. Sono discussioni in corso che la politica farà e che mi sembrano andare nella giusta direzione». Restano, invece, le critiche di Confindustria. «Siamo critici sul salario minimo come concetto», ha detto ieri il presidente degli industriali Vincenzo Boccia, «perché riteniamo che non sia una variabile indipendente dall'economia ed è una questione che riguarda tra l'altro le relazioni sociali». Come Confindustria, ha aggiunto Boccia, «abbiamo fatto una proposta che è quella di una legge della rappresentanza che pesa le grandi categorie le grandi associazioni che rappresentano le imprese e i lavoratori. Da lì bisogna partire», sostiene Boccia, «per dare una legittimazione ai contratti ed evitare il cosiddetto dumping contrattuale». C'è poi un aspetto «prettamente economico», e per Boccia per nulla secondario: chi paga il salario minimo. «Se si riducono le tasse sul lavoro a favore del salario minimo - osserva il leader degli industriali - o se questa è un'ulteriore tassa a danno delle imprese, che per noi è inaccettabile».
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Il Gazzettino