Renzi-Confcommercio, scontro sugli 80 euro: «Basta rancori»

«I numeri di posti di lavoro dell'Istat qualsiasi paese che non vive di rancore ideologico dovrebbe accoglierli con uno sguardo sorridente. Dal febbraio 2014 sono...

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«I numeri di posti di lavoro dell'Istat qualsiasi paese che non vive di rancore ideologico dovrebbe accoglierli con uno sguardo sorridente. Dal febbraio 2014 sono 455mila posti in più, più 390mila a tempo indeterminato. Aver cancellato l'articolo 18 non ha tolto diritti, non ha permesso di licenziare ma di assumere». Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi all'assemblea di Confcommercio, commentando gli ultimi dati sull'occupazione diffusi dall'Istat.


«I numeri dell'Istat riguardano soprattutto i posti a tempo indeterminato, c'è un record storico. Ma contemporaneamente i lavoratori autonomi e le piccole medie imprese sono ancora in sofferenza. I risultati sono sì positivi ma non ancora sufficienti a rilanciarci», ha proseguito. «L'Italia deve guardarsi con occhi di verità. Oggi festeggiamo, si fa per dire, i dati positivi, gli ennesimi, sull'occupazione. Vengo a dirlo qui, a Confcommercio: questi dati riguardano gli altri e non voi», ha sottolineato il presidente del Consiglio Matteo Renzi all'assemblea di Confcommercio. «Non vengo a cercare l'applauso e perciò dico che la ripresa del lavoro ha coinvolto soprattutto altri settori, stando ai dati dell'Istat. Abbiamo un crollo, che voi verificate nella vostra realtà quotidiana, delle piccole e medie realtà. Il Jobs act ha avuto risultati positivi ma non è ancora in grado di rilanciarci nel mondo dei prossimi dieci anni», ha affermato.

Poi, quando Renzi ha accennato al bonus di 80 euro, in sala sono partiti alcuni fischi. «Che gli 80 euro non fossero apprezzati da voi si sapeva - ha commentato il premier - ma che siano una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese lo rivendico con forza». «Grandissimo rispetto per chi ritiene gli 80 euro una mancia elettorale, sono contento di averli dati». 


«L'Italia è attraversata da un crescente sentimento di apprezzamento e fiducia dall'estero, non siamo più quelli che vanno sui giornali per gli scandali e i problemi», ha poi sottolineato. E ancora: «Indipendentemente da chi guida pro tempore il Paese, la regione o la città, il Paese riparte se non ci lamentiamo. Io sono il primo a essere indignato con me e con gli altri quando vedo qualcosa che non va, gli eccessi della burocrazia. Sono il primo a indignarmi con me stesso, ma accanto all'indignazione e alla rabbia bisogna avere il coraggio e la forza di guardare anche con uno sguardo di fiducia e con un messaggio che non sia ottimista ma positivo». «Se iniziamo a remare tutti nella stessa direzione l'Italia ce la farà. Viva l'Italia che ci prova e che rischia», ha concluso.


«Sull'immigrazione non c'è nessuna invasione: c'è un grande problema emergenziale ma nessuna invasione. Fischiatemi pure ma se c'è qualcuno che rischia di morire in mare il mio paese è orgoglioso di salvare quella persona prima di fare polemiche demagogiche e populiste. Abbiamo cercato di raccontare che non è sulla paura che si vincono le sfide». 
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Il Gazzettino