Manovra, da Reddito a quota 100: 4 miliardi di minori costi

Manovra, da Reddito a quota 100: 4 miliardi di minori costi
Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, lo ha ripetuto per ben due volte. La prima, a poche ore dalla cena di sabato sera a Bruxelles con il numero uno della Commissione...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, lo ha ripetuto per ben due volte. La prima, a poche ore dalla cena di sabato sera a Bruxelles con il numero uno della Commissione europea, Jean Claude Juncker. La seconda subito dopo l'incontro a tavola. «Aspettiamo le relazioni tecniche con l'impatto economico» del reddito di cittadinanza e della riforma delle pensioni, ha detto il premier a margine del Forum Rome Med. Per poi ribadire, subito dopo l'incontro con Juncker, che le due misure del governo «sono vigilate dal punto di vista tecnico. Quindi», ha aggiunto, «siamo in attesa delle relazioni sull'impatto». Quello che sta maturando tra Palazzo Chigi e il ministero del Tesoro è un escamotage tecnico per salvare capra e cavoli.


Ossia la ferrea volontà del governo di voler confermare l'impianto della manovra con i due provvedimenti cardine, il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero, e l'esigenza di dare un segnale alla Commissione europea che chiede, come atto necessario per evitare la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia, di limare le stime sul deficit per il prossimo anno facendole scendere sotto il 2,4% indicato dal governo. Da qualche giorno sia Palazzo Chigi che il Tesoro, lasciano trapelare l'indicazione che reddito e pensioni costeranno meno dei 16 miliardi di euro messi a bilancio. Ma se fino a ieri l'idea era quella di certificare i risparmi man mano che maturavano nel corso del prossimo anno, adesso quegli stessi risparmi potrebbero essere indicati direttamente nelle relazioni tecniche che accompagneranno i provvedimenti attuativi delle due misure, sia che si tratti di un emendamento da presentare alla manovra, sia che si tratti di un decreto legge. Il reddito di cittadinanza, per esempio, non partirà il primo gennaio, ma il primo versamento dei 780 euro mensili agli aventi diritto dovrebbe avvenire ad aprile. Per la misura il governo ha stanziato 9 miliardi di euro per tutto il 2019, vale a dire 750 milioni al mese circa. Tre mesi di risparmio valgono, insomma, 2,25 miliardi di euro.

IL MECCANISMO

Per le pensioni vale un discorso analogo. Matteo Salvini ieri ha confermato che la riforma partirà a febbraio. In realtà i primi pensionati «Quota 100» lasceranno il lavoro ad aprile, perché dovranno attendere la finestra di tre mesi prevista dalle norme alle quali sta lavorando il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon. Non solo. Per i dipendenti statali, oltre alla finestra di tre mesi, ci sarà un obbligo di preavviso per accedere alla pensione anticipata di 6 mesi. Vuol dire che il primo dipendente pubblico che andrà in pensione il prossimo anno usando lo scivolo di «quota 100» uscirà soltanto a ottobre. Con questi due accorgimenti il costo dell'operazione sarebbe inferiore di 1,6 miliardi a quanto stanziato (nella manovra di bilancio ci sono a disposizione 6,7 miliardi il primo anno). Un minor costo che, secondo i tecnici, potrebbe salire anche fino a 2 miliardi considerando che nella norma saranno inseriti dei disincentivi ad anticipare il ritiro, come il divieto di cumulo tra pensione e reddito. Dalle due relazioni tecniche, insomma, potrebbe emergere un risparmio di 4 miliardi di euro circa, rispetto ai 16 stanziati per pensioni e reddito di cittadinanza. Si tratterebbe, in pratica, di 2 decimali di Pil, che potrebbero ridurre il deficit dal 2,4% al 2,2% senza formalmente toccare nulla della manovra. E non servirebbe neanche riscrivere le norme della legge di bilancio. Nel testo, in tempi non sospetti, il governo aveva già inserito una sorta di clausola di salvaguardia che permette di spostare da reddito a pensioni (e viceversa) i risparmi ottenuti. Ma nel caso in cui da entrambe le riforme dovessero emergere risparmi, spiegava in maniera un po' contorta il provvedimento, i minori costi avrebbero potuto essere dirottati alla riduzione del deficit. Se Ragioneria generale e Inps, insomma, certificheranno che reddito e pensioni costano meno del dovuto, allora il governo riuscirebbe a trovare la classica quadratura del cerchio: mantenere integralmente le sue promesse elettorali e accontentare le richieste della Commissione europea.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino