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Nuovo indirizzo della Cassazione sul mantenimento dei figli maggiorenni perennemente disoccupati da parte dei genitori divorziati. Il reddito di cittadinanza, o comunque le misure di sostegno, debuttano in una ordinanza della Suprema Corte, la n. 29264 depositata oggi, dando ragione ad un padre (in amministrazione di sostegno) che a distanza di 7 anni dalla separazione continuava a foraggiare la figlia quasi trentenne, divenuta a sua volta madre ma ancora residente nella casa familiare con la sua ex moglie.
Incassava il reddito di cittadinanza della madre morta
Reddito di cittadinanza sufficiente per i figli "bamboccioni", la sentenza
Per la Prima sezione civile, la ragazza, ormai divenuta una donna, «deve far fronte al suo stato attraverso i diversi strumenti di ausilio, ormai di dimensione sociale, che sono finalizzati ad assicurare sostegno al reddito».
I lavori della figlia
La ragazzi di 22 anni al momento del divorzio aveva una licenzia media e negli ultimi sette anni aveva iniziato, e poi abbandonato, un corso di estetista. Poi lavorato in nero presso l'impresa di pulizie dei nonni materni e infine nell'esercizio commerciale della madre, con compensi settimanali di 50,00 euro. Neppure il compagno pizzaiolo era in grado di far fronte al menage, tant'è che era rimasto a casa dei suoi genitori. In definitiva, per la Suprema corte il figlio di genitori divorziati, «che abbia ampiamente superato la maggiore età, e non abbia reperito una occupazione lavorativa stabile o che, comunque, lo remuneri in misura tale da renderlo economicamente autosufficiente, non può soddisfare l'esigenza a una vita dignitosa, alla cui realizzazione ogni giovane adulto deve aspirare, mediante l'attuazione mera dell'obbligo di mantenimento del genitore, quasi che questo sia destinato ad andare avanti per sempre».
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