Nella giornata dell'Europa i 27 capi di Stato e di governo con un video piazzato su Twitter hanno confermato di voler uscire dalla pandemia e dalla profonda recessione con...
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Sul ruolo delle istituzioni europee in questa difficilissima fase si è espresso anche il presidente Mattarella, che naturalmente però non entra nello specifico della spaccatura politica in corso in Italia sull'utilizzo del Fondo salva-Stati. «Solo più Europa permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia sul piano della ricerca, della difesa della salute e della ripresa economica - ha detto il capo dello Stato - saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni». «Avvertiamo la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze, alle misure già decise e a quelle ancora da assumere» ha concluso Mattarella.
Le prove per passare dagli appelli alla politica concreta non sono ancora finite. E la decisione della Corte costituzionale tedesca di porre condizioni all'operato della Bce potrebbe addirittura incorrere in una procedura di infrazione della commissione, coma ha fatto capire la stessa presidente von der Leyen. Con il via libera definitivo dell'Eurogruppo ai prestiti del Meccanismo europeo di stabilità senza condizioni macroeconomiche e a un costo irrisorio per gli Stati (prossimo allo zero), 240 miliardi disponibili di cui 36 per l'Italia se deciderà di approfittarne, è stata compiuto solo un passo benchè importante. Mentre si susseguono le decisioni comunitarie per allargare ulteriormente le maglie della flessibilità delle regole sugli aiuti di stato alle imprese, ultima quella sulla ricapitalizzazione pubblica per le società non in difficoltà a fine 2019, sul tavolo resta lo scoglio più grosso: il Recovery Fund. È il nuovo fondo europeo per il rilancio dell'economia combinato al bilanci Ue 2021-2027, che potrebbe aggiungere almeno un migliaio di miliardi di euro sulla base di una emissione di obbligazioni europee da parte della Commissione e di garanzie degli stati.
Il negoziato è tuttora in corso. La proposta della Commissione è attesa tra dieci giorni. Una specie di ultimo miglio che si presenta però come un percorso a ostacoli perché riemergono tutte le posizioni e le rigidità mai sopite, con Olanda, Danimarca, Svezia, Austria che resistono ad aumentare sensibilmente il volume complessivo del bilancio Ue+Recovery Fund. Tendono a limitare il volume delle emissioni di bond speciali per il nuovo veicolo finanziario europeo per la crescita. Le stesse dimensioni finanziarie complessive non sono chiare: si va da 700 a 1500 miliardi. Una proposta francese indica emissioni per 150-300 miliardi per tre anni, che fa 450-900 miliardi in totale. Il presidente del Parlamento Sassoli parla di «secondo tempo» per la Ue: «Con il Mes siamo a 820 miliardi di euro di risorse messe a disposizione degli Stati, se aggiungiamo gli 870 miliardi della Bce nell'acquisto dei titoli pubblici parliamo di 1.670 miliardi che oggi sono già lì. Ora concentriamoci sul piano di ricostruzione e il bilancio».
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Il Gazzettino