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Oggi quasi un italiano su due vive a rate. Gli indebitati tricolore sono 22,5 milioni, in aumento di circa 1,6 milioni sul 2021. E pagano una “tassa” media di 305 euro al mese. Un tempo solo auto, cellulari e grandi elettrodomestici erano oggetto di questa pratica: adesso i pagamenti dilazionati si usano anche per acquistare soggiorni in hotel, pacchetti vacanza, vestiti, libri di scuola. Ma con le bollette alle stelle e i nuovi piani di rateizzazione per l’energia a cui sta lavorando il governo, il debito domestico rischia di andare fuori controllo.
L’aggiornamento della Mappa del credito di Mister Credit, l’area dell’agenzia Crif che si occupa dei consumatori, evidenzia che il 46 per cento degli italiani ha un finanziamento in corso (+7,6% sul 2021). Il tasso di default è stabile all’1,1%, sui livelli più bassi degli ultimi quattro anni. In calo l’importo della rata mensile. Discorso analogo per l’esposizione residua. A fine 2021, secondo la Cgia di Mestre, il debito delle famiglie ammontava a 574,8 miliardi di euro, in crescita di 21,9 miliardi rispetto al 2020. «In questa prima parte dell’anno sia l’importo della rata mensile sia l’esposizione residua risultano in contrazione, non solo per la tendenza degli italiani a privilegiare piani di rimborso più lunghi rispetto al passato, ma anche per la minore incidenza dei contratti di mutuo all’interno del portafoglio delle famiglie, a vantaggio dei prestiti di piccolo importo», spiega Beatrice Rubini, a capo della linea Mister Credit di Crif. Insomma, gli italiani acquistano sempre più di frequente prodotti a rate.
IL PESO
L’incidenza dei mutui, in costante calo, oggi rappresenta circa il 20 per cento del totale dei finanziamenti attivi, mentre sono i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi a risultare la forma di finanziamento più diffusa, rileva Crif, con una quota superiore al 50 per cento del totale. Nel complesso, la regione con la quota più elevata di popolazione con almeno un rapporto di credito attivo è la Valle d’Aosta, dove l’asticella arriva al 56 per cento. Seguono Toscana (con il 51,2%) e Lazio (con il 50,4%).
LA TENDENZA
Per quanto riguarda i mutui, la forte evoluzione degli indici di riferimento durante il secondo trimestre di quest’anno ha impattato in maniera incisiva sul mercato, sia con riferimento ai tassi di interesse applicati che alla tipologia di prodotti offerti dagli istituti di credito. Nello specifico, gli indici di riferimento Irs, a cui sono agganciati i tassi di interesse per i mutui a tasso fisso, sono schizzati verso l’alto nel corso del secondo trimestre dell’anno, riposizionandosi su livelli molto vicini a quelli di otto anni fa. Questo ha fatto sì che una quota crescente dei nuovi mutuatari si stia orientando sull’opzione di mutuo a tasso variabile. Nello specifico, per i mutui immobiliari il tasso di default si attesta ora allo 0,7% contro lo 0,8% dei prestiti personali e l’1,8% dei prestiti finalizzati.
Questa situazione di incertezza è destinata a riflettersi anche sui progetti di spesa e sulla dinamica dei prestiti alle famiglie, con un possibile rallentamento della domanda nella seconda parte dell’anno. «Senza considerare i lasciti della pandemia, le tensioni e l’incertezza generati dal conflitto in Ucraina, l’impennata dei costi dell’energia e il forte rialzo dell’inflazione inevitabilmente peseranno sulle condizioni finanziarie delle famiglie», aggiunge Beatrice Rubini, «quindi gli effetti del peggioramento del potere di acquisto delle famiglie condizioneranno soprattutto quelle più vicine al vincolo di bilancio, e ciò suggerisce di mantenere un’elevata attenzione sulla qualità del credito, in attesa di valutare le politiche economiche che saranno intraprese nei prossimi mesi per superare questa difficile fase».
Il Gazzettino