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In pensione a 71 anni. A lanciare l'allarme è l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi che riunisce 37 Paesi, nel nuovo rapporto Pensions at a Glance. Sarà la generazione che accede adesso al mercato del lavoro a fare i conti con la nuova, proibitiva, asticella. E se non è un record poco ci manca. Già perché nell'area Ocse solo la Danimarca fa peggio di noi (74 anni), mentre in Paesi come l'India basta tagliare il traguardo dei 58 anni per uscire dal lavoro, e in Arabia Saudita si stacca addirittura a 47 anni. Ma in Italia la situazione è destinata a peggiorare drasticamente. Oggi, infatti, per effetto dei vari scivoli anti-Fornero, Quota 100 in primis, il ritiro dalla vita lavorativa in Italia si concretizza in media a 61,8 anni, in futuro non sarà più così.
IL CONFRONTO
Nel frattempo il confronto tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni risulta in stand-by. L'annuncio dello sciopero generale sulla manovra, proclamato da Cgil e Uil per il prossimo 16 dicembre, con la Cisl che invece si è smarcata dall'agitazione per non compromettere il dialogo, ha temporaneamente congelato la trattativa. Secondo il documento dell'Ocse, che analizza nel dettaglio i sistemi pensionistici nei Paesi dell'area, preoccupa la crescita della spesa pensionistica in Italia, figlia delle scorciatoie messe in pista dai passati governi e che ora presentano un conto salato. «In Italia la concessione di benefici relativamente alti a pensionati giovani fa sì che la spesa pensionistica pubblica si collochi al secondo posto tra i Paesi dell'Ocse, pari al 15,4 per cento del prodotto interno lordo nel 2019», evidenzia l'organizzazione.
IL REDDITO MEDIO
Quanto al reddito medio degli over 65, in Italia è simile a quello della popolazione totale, ma è inferiore in media del 12 per cento rispetto alla zona Ocse e del 15 per cento rispetto all'Italia di 20 anni fa. «La disparità di reddito e il tasso di povertà di reddito relativo tra gli anziani si sono allineati al valore mediano dei Paesi dell'Ocse, a seguito del notevole calo del tasso di povertà in età avanzata registrato in Italia negli ultimi decenni», prosegue il rapporto. Infine, l'Ocse spiega che durante la crisi provocata dal Covid in Italia «le pensioni non sono diminuite e i diritti pensionistici hanno continuato a maturare completamente anche per i lavoratori in cassa Integrazione, in modo analogo a quanto accaduto per altri Paesi dell'Ocse». Strada in salita per gli autonomi. Poiché le aliquote contributive dei lavoratori autonomi sono inferiori di un terzo rispetto a quelle dei dipendenti, sottolinea sempre l'organizzazione con base a Parigi, in Italia i lavoratori autonomi possono aspettarsi pensioni inferiori di circa il 30 per cento rispetto a quelle dei dipendenti con lo stesso reddito imponibile per tutta la carriera (la media Ocse è del 25 per cento più bassa).
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Il Gazzettino