La compagnia cinese ChemChina assumerà il controllo di Pirelli, nella migliore delle ipotesi arrivando al 50,1% del capitale, mentre se non si riuscisse a trovare entro i 18...
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L'accordo siglato con i cinesi, infatti, prevede una clausola che blinda la sede (italiana), il polo di ricerca e la leadership (che resta in capo a Tronchetti Provera), richiedendo il consenso del 90% dle capitale per modificare una di queste scelte strategiche.
Per il numero uno di Pirelli, la ChemChina “era la migliore delle ipotesi” ed ha dimostrato, lungo ben tre anni di trattative, di essere molto aperta nell'investire in una società con un “forte radicamento di uomini e tecnologie in Italia”. A chi storce il naso, Tronchetti risponde che l'operazione non toglie nulla, anzi, “rende Pirelli più forte” e “consente di avere un accesso diretto al mercato cinese dei pneumatici giganti”, che è letteralmente sterminato. Il numero uno di Pirelli replica anche al malcontento dei sindacati, affermando che “in Italia è mancato un progetto per il futuro dell'industria” e che ”la vera politica industriale si fa creando le condizioni per attrarre investimenti, che creano posti di lavoro”.
Chi sarà il nuovo socio italiano? Tronchetti ha escluso sia l'intervento di fondi pubblici (FSI) sia del fondo infrastrutturale F2i, mentre ha specificato che i rapporti con i soci russi di Roseneft, pur ridimensionati, si mantengono buoni, perché la Russia è importante per il mercato dei prodotti “winter” ed è diventata una base produttiva molto competitiva.
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Il Gazzettino