I sindacati chiedono al governo più soldi per i pensionati; ovvero in termini concreti di potenziare la rivalutazione annuale degli assegni e ampliare la platea dei...
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LA FORMULA
Per il futuro la “piattaforma” è molto più sostanziale. Sul fronte della rivalutazione, la richiesta è anticipare al prossimo anno il meccanismo più generoso già previsto per legge dal 2022: adeguamento pieno sulla fascia di pensione che arriva a poco più di 2 mila euro mensili, garantito comunque anche agli assegni più alti; la formula in vigore fino al prossimo anno applica invece una percentuale via via decurtata su tutto l’importo, al crescere del reddito. L’altra punto della proposta sindacale riguarda la cosiddetta “quattordicesima”: una somma aggiuntiva che va dai 340 a i 650 euro circa, pagata nel mese di luglio ai pensionati di almeno 64 anni con un trattamento che arriva a poco più di 1.000 euro mensili. La richiesta è di innalzare questa soglia fino 1.500 euro, con un costo che si aggira sul miliardo di euro. Decisamente troppo per l’esecutivo. Attualmente i beneficiari sono circa 3,5 milioni; una soluzione intermedia potrebbe prevedere un ampliamento a metà strada, tale da coinvolgere un altro milione di persone circa. I conti ufficiali saranno fatti però solo in un prossimo appuntamento, al quale il governo si dovrebbe presentare munito di calcoli e simulazioni. Ma anche se le posizioni si dovessero avvicinare, ci sarebbe da stabilire il veicolo legislativo da usare per l’intervento: un intervento sulle quattordicesime dovrebbe diventare legge prima della metà dell’anno per essere operativo a luglio, per il resto c’è la legge di Bilancio. I sindacati vorrebbero anche un intervento sulla tassazione, dopo il provvedimento sul cosiddetto “cuneo fiscale” che va a beneficio dei lavoratori dipendenti.
LA SCELTA
Per l’esecutivo, che ieri al tavolo era rappresentato soprattutto da tecnici, la scelta è essenzialmente politica.
Il Gazzettino