Pensioni, cosa cambia? Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale: le novità. Per ora niente stop alla Fornero: il piano del governo

Il governo prende tempo sulla riforma delle pensioni, in attesa di trovare tutte le risorse necessarie per cambiare definitivamente la legge Fornero. Intanto con la legge di Bilancio potrebbe esserci maggiore flessibilità.

La sede dell'Inps a via dell'Amba Aradam a Roma
Per ora niente cancellazione definitiva della legge Fornero, ma solo alcuni correttivi per maggiore flessibilità in uscita. Sulle pensioni il governo Meloni prende tempo e...

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Per ora niente cancellazione definitiva della legge Fornero, ma solo alcuni correttivi per maggiore flessibilità in uscita. Sulle pensioni il governo Meloni prende tempo e dopo gli ultimi incontri con i sindacati lavora dietro le quinte per cercare di capire come muoversi e con quali risorse a disposizione.

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Con la prossima legge di Bilancio, però, dovrebbero arrivare alcune novità su Opzione donna e forse sull'Ape sociale, mentre si va verso la conferma di Quota 103. Ecco cosa potrebbe essere deciso dall'esecutivo.

 

Il piano del governo

Prima di ottobre non ci saranno novità: il governo deve valutare quante risorse saranno a disposizione per il prossimo anno. L'idea di Giorgia Meloni sembra però essere quella di intervenire Opzione donna, così da ampliarne la platea dopo il taglio considerevole effettuato dall’ultima legge di Bilancio, oltre a confermare Quota 103 e potenziare l’Ape sociale.

Entro fine settembre bisognerà approvare la nota di aggiornamento al Def, spartiacque in vista della legge di Bilancio 2024, con cui verrà definitivamente chiarito il dubbio riguardo alle risorse a disposizione. Prima della pubblicazione del documento che aggiorna il Def non ci saranno nuovi incontri con i sindacati.

 

Come può cambiare Opzione donna

Su Opzione donna per il 2024 si cerca un compromesso: il governo sta pensando a un requisito anagrafico a 60 anni di età, senza distinzioni legate al numero di figli o al lavoro. Verrebbe così eliminata la condizione che ne sta limitando di molto l’accesso, quella secondo cui a poter accedere a questo strumento nel 2023 sono solamente le caregiver (ossia chi si occupa di carichi di cura), le invalide civili (in misura pari o superiore al 74%) e coloro che sono state licenziate (o sono in procinto di esserlo). Al momento a essere escluse sono perlopiù le donne nate nel 1964 (e 1965 nel 2024), per le quali ci sarà bisogno di trovare una soluzione con la prossima legge di Bilancio.

 

La conferma dell'Ape sociale

Si va poi verso la conferma dell'Ape sociale, ma è emersa anche la possibilità di un ampliamento della platea di chi ne beneficia. Lo strumento, poi, potrebbe anche aprirsi anche alle donne, proprio per ovviare all’addio a Opzione donna. Istituita dall'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017, l'Ape sociale prevede un'indennità a carico dello Stato erogata dall'Inps, entro dei limiti di spesa, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all'estero.

L'indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell'età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all'età per la vecchiaia. In vigore sperimentalmente dal 1° maggio 2017 la scadenza, in seguito a successivi interventi normativi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023.

 

Il rinnovo di Quota 103

Capitolo Quote. Se da un punto di vista politico l’ipotesi “Quota 41" (ovvero l’uscita con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età) resta nel programma di maggioranza, e verrebbe certo incontro alle richieste dei sindacati, questa formula potrebbe risultare troppo costosa per il 2024. Anno per il quale la lista degli impegni finanziari è già lunga: si va dalla conferma del taglio del cuneo contributivo ai lavoratori a un primo intervento sulle aliquote Irpef, senza dimenticare che lo stesso comparto previdenziale assorbirà ulteriori risorse per il nuovo adeguamento degli assegni all’inflazione.

Ecco quindi che la soluzione di default per il prossimo gennaio resta la conferma del meccanismo “Quota 103” in vigore già quest’anno: al requisito contributivo dei 41 anni si aggiunge quello di età dei 62, che restringe la platea in modo molto significativo e appare quindi gestibile sul piano finanziario.

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Il Gazzettino