OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Nel lungo autunno che porterà a dicembre all'approvazione definitiva della legge di Stabilità, il capitolo pensioni sarà uno dei più complessi. Sia per ragioni politiche che per ragioni tecniche. A fine anno scade Quota 100, il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributo. Dal primo gennaio, se non ci saranno correzioni, si tornerà alla legge Fornero. Significa che prima dei 67 anni nessuno potrà lasciare il lavoro. Un nuovo scalone, insomma, è alle porte. Ma il governo, dopo i tentennamenti dei mesi scorsi, sta preparando una serie di interventi. L'impegno a non rinnovare Quota 100 è stato preso con la Commissione europea all'interno dei negoziati per il Pnrr, il Recovery plan.
GLI STEP
Per questo sia i tecnici del Tesoro che quelli di Palazzo Chigi, avevano seriamente preso in considerazione un intervento soft. In pratica una stabilizzazione fino al 2026 dell'Ape sociale, l'indennità pagata dall'Inps mensilmente per 12 mesi a cui si può accedere all'età di 63 anni, e avendo maturato 30 o 36 anni di contributi a seconda delle categorie. Possono accedere i disoccupati che hanno esaurito gli altri sussidi, oppure lavoratori invalidi o che assistono parenti disabili o ancora appartenenti a 15 particolari categorie: dagli operai dell'edilizia agli infermieri agli addetti alle pulizie. Oltre ad essere stabilizzata l'Ape sociale, nelle intenzioni dell'esecutivo, verrebbe anche allargata in base a tre indicatori: la frequenza degli infortuni sul lavoro per ogni categoria; la gravità degli infortuni; e la gravità delle malattie professionali.
Sulla base di questi indicatori, inoltre, sarebbe stato deciso di abbassare i contributi necessari alla categoria degli operai edili per accedere all'Ape da 36 anni a 30 anni. Ma l'Ape è solo un tassello di un puzzle più complesso. La seconda misura sul tavolo è quella della costituzione di un fondo nazionale per il prepensionamento. Il progetto è stato già delineato dalla Lega, e in particolare dall'ex sottosegretario al ministero dell'Economia, nonché padre di Quota 100, Claudio Durigon. Fonti del Tesoro confermano che si tratta di un'ipotesi concreta di lavoro.
Come funzionerebbe questo fondo? Innanzitutto sarebbe una misura temporanea.
LA TERZA GAMBA
La terza gamba del piano dovrebbe riguardare Opzione donna, ossia la possibilità per le lavoratrici di lasciare il lavoro con un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un'età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le dipendenti) e a 59 anni (per le autonome). Questo però, a patto di accettare un ricalcolo con il sistema contributivo dell'assegno pensionistico con penalizzazioni che possono arrivare anche a oltre il 20 per cento.
Ma il tema oltre che tecnico è politico. Il dossier pensioni si incrocia infatti, anche con altre due misure considerate delicate: il reddito di cittadinanza e gli ammortizzatori sociali. Quota 100 è la bandiera della Lega, e ieri Matteo Salvini ha detto di essere pronto alle «barricate» per difendere la misura. Il Reddito è la bandiera dei Cinquestelle, mentre sugli ammortizzatori punta soprattutto il Pd. Ieri il ministro del lavoro Andrea Orlando, parlando a un evento della Cna a La Spezia, ha spiegato che per il dopo quota 100 «una variabile non irrilevante è la disponibilità che avremo con la legge di bilancio e quella è una verifica che va fatta col mio collega del Mef». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino