Chiamatela “Quota 102”, se volete. Governo al lavoro sulla flessibilità in uscita: domani tecnici e rappresentanti politici dell’esecutivo incontreranno i...
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Pensioni, l’uscita con 41 anni torna sul tavolo
Pensioni, uscita a 62 anni ma con l’assegno tagliato: i tempi e le categorie
LE STRADE
Cosa fare? Il governo pensa a varie soluzioni e la preferita consiste nel consentire, dal 2022, a chi lo desidera l’uscita anticipata a 64 anni di età con un mimino di 38 anni di contributi (da qui la denominazione “Quota 102”), accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione. Calcoli alla mano, la riforma interesserebbe circa 150mila persone all’anno (in aggiunta alle 350 mila che normalmente vanno a riposo), che potrebbero così lasciare il lavoro con 3 anni di anticipo rinunciando in media al 5% del trattamento che maturerebbero andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge. Tale meccanismo, peraltro, potrebbe divenire anche uno strumento da utilizzare insieme agli ammortizzatori nella gestione delle crisi aziendali dei prossimi mesi, soprattutto dopo che sarà stato spento l’attuale stop ai licenziamenti.Quanto costerebbe Quota 102 alle casse dello Stato? La pratica sulla quale si stanno cimentando i tecnici del ministero del Lavoro parla di 8 miliardi di euro.
GLI ALTRI FRONTI
Nel frattempo, considerato che il tema della flessibilità in uscita sarà oggetto di una legge delega, il governo deve bisogna stabilire quali interventi inserire subito nella prossima legge di Bilancio. Su questo versante si ipotizzano due proroghe: Ape Sociale e Opzione Donna. L’Ape Sociale consente a talune categorie di lavoratori (disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, addetti a mansioni gravose) di andare in pensione 63 anni, con 30 o 36 anni di contributi mentre L’Opzione Donna è una forma di pensione anticipata riservata alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 abbiano maturato 35 anni di contributi e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Si pensa di alzare di almeno un anno il paletto temporale per la maturazione dei requisiti. Tra le novità in arrivo la costruzione di una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere discontinue con basse retribuzioni mentre a breve saranno istituite le due Commissioni tecniche previste dall’ultima legge di Bilancio: quella sulla valutazione della separazione della spesa sociale tra assistenza e previdenza e quella per lo studio dei lavori gravosi. Leggi l'articolo completo suIl Gazzettino