L'avvertimento ai tedeschi sulla necessità di «mutualizzare i rischi» altrimenti l'euro non ha molto senso, l'ottimismo sulla ripresa italiana, la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Se ci fosse una Brexit, la migliore linea di difesa per i paesi europei sarebbe quella di annunciare che il processo di integrazione europeo va avanti». E di questo processo dovrebbe far parte anche la condivisione dei rischi. «Se condividiamo un sistema dobbiamo accettare che di volta in volta possiamo avere bisogno gli uni degli altri» dice Padoan. D'altronde proprio i tedeschi, che si oppongono alla mutualizzazione perché temono di pagare «per gli italiani indisciplinati» dovrebbero ricordarsi - sottolinea Padoan - che in passato le loro banche hanno beneficiato di «ingenti aiuti di Stato, 240 miliardi».
IL NUOVO MODELLOIn ogni caso l'Italia tanto indisciplinata non lo è. I compiti a casa con le riforme - rivendica il ministro - li sta facendo. E i frutti iniziano a vedersi. Il Jobs act ha reso «il mercato del lavoro radicalmente migliore» ed è stato «un grimaldello per la fiducia». Il debito pubblico «continuerà a scendere». E la ripresa «sta accelerando, lanno prossimo sarà più elevata. In un contesto europeo in cui tutti stanno decelerando, l'Italia accelera». Gli impegni e i vincoli che abbiamo con l'Ue, però, comportano cautela sui tagli alle tasse. Padoan frena sull'anticipo della riduzione Irpef: «Vedremo, se c'è spazio lo faremo.
Ma ci sono vincoli di bilancio molto stretti». Confermato invece l'alleggerimento sulle imprese, con il taglio Ires il prossimo anno. Non è solo un fisco meno pesante a poter ridare competitività al nostro sistema industriale. Il ministro ricorda che è il momento di «parlare di aumento di produttività». E a questo fine invita le parti sociali a fare «uno sforzo» per arrivare a definire un nuovo modello contrattuale che punti di più sul «livello locale». Detto ciò, sgombera il campo: il governo non interverrà con una legge, al limite «può fare qualcosa in termini di incentivi alla contrattazione locale». Devono essere quindi imprese e sindacati a trovare un accordo: «Mi auguro che lo facciano perché è una soluzione win win» che giova a tutti. Della necessità di premere il piede sull'acceleratore delle riforme strutturali e della produttività, hanno parlato sullo stesso palco anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, e il suo omologo francese, Francois Villeroy de Galhau. «Alla controparte chiediamo riforme strutturali perché non possiamo cambiare noi (le Banche centrali, ndr) la crescita della produttività: imprenditori, e chi decide le politiche economiche devono impegnarsi e sostenere la produttività. Serve un'accelerazione» dice Visco. Solo così si creerà vero sviluppo e occupazione. E sul reddito di base, il governatore taglia corto: «Non è la risposta» e sarebbe insostenibile: «500 euro a testa equivarrebbero al 20% del Pil». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino