L'obiettivo politico è chiaro: provare a ridurre l'impatto delle tasse più o meno ecologiche inserite nella manovra, che stanno creando allarme nel mondo...
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Il taglio del cuneo - che di fatto si configura come un'estensione con alcune modifiche del bonus 80 euro - in un'ipotesi estrema potrebbe essere rinviato fine alla fine del prossimo anno, magari prevedendo l'erogazione di alcuni mesi in un'unica soluzione come una sorta di tredicesima. Sullo sfondo c'è sempre la possibilità di qualche intervento di rimodulazione dell'Iva, che però presenta a sua volta controindicazioni politiche. E si è parlato anche di ridurre le risorse destinate al cashback, i rimborsi per i consumatori che usano mezzi di pagamento tracciabili; attualmente il fondo da 3 miliardi si riferisce però al 2021. In ogni caso il confronto vero all'interno della maggioranza deve ancora iniziare e la posizione del ministero dell'Economia resta quella tradizionale: chi propone modifiche deve ipotizzare anche le relative coperture finanziarie. La lista degli inasprimenti fiscali da attutire è lunga: oltre all'imposta sulla plastica, a quelle sulle bevande analcoliche e sulle auto aziendali c'è anche la stretta dei giochi, duramente contestata dalle imprese del settore, che iniziano a parlare di conseguenze sul livello dell'occupazione. E poi vanno tenute presente anche alcune misure rimaste al di fuori dei provvedimenti inviati alle Camere, ma che vengono energicamente sollecitate: è il caso della proroga dell'applicazione della cedolare secca sulle locazioni commerciali. Confedilizia fa notare che allo stato attuale la norma sperimentale decadrebbe dopo appena un anno di vita, senza quindi aver fatto in tempo ad esplicare i propri effetti. Insomma i punti da discutere sono tanti, senza contare il ministro Fioramonti che dall'interno dello stesso esecutivo chiede più fondi per il sistema dell'istruzione.
Nel testo della legge di Bilancio ci sono poi una serie di provvedimenti minori che però potrebbero avere effetti collaterali non piacevoli sugli interessati. È il caso ad esempio dell'incremento della quota tassata sui buoni pasto cartacei, compensata solo in piccola parte dall'ampliamento dell'esenzione per quelli elettronici. A regime, dopo il primo anno, il beneficio per le casse dello Stato è di 56 milioni, come somma algebrica di 74 milioni di maggior prelievo per i ticket tradizionali e di 18 di alleggerimento per quelli in forma di card. L'impatto sugli interessati non è ingente ma nemmeno del tutto trascurabile: per un lavoratore che riceve i buoni pasto per 250 giorni lavorativi la quota non più esente vale circa 330 euro l'anno, ovvero 120-130 euro di tasse in più. Quindi oltre 10 euro al mese e qualcosa come un quarto del beneficio che il governo si ripromette di riconoscere con il taglio del cuneo.
Qualche lamentela potrebbe arrivare anche per l'incremento delle accise sui prodotti inquinanti usati nella produzione di energia elettrica: non solo per il possibile impatto sulle bollette, ma anche perché la stretta andrà a colpire pure gli obsoleti ma non ancora scomparti sistemi di riscaldamento a carbone, usati non dalle aziende ma dai privati. Da quest'ultima novità comunque il governo non si attende effetti particolari in termini di gettito. Intanto il Mef ha reso noti i dati sul fabbisogno statale a ottobre: complessivamente nei primi dieci mesi dell'anno il disavanzo di cassa si attesta a 52,7 miliardi, in lieve diminuzione rispetto al 2018.
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Il Gazzettino