Il compromesso, sempre che alla Commissione europea accetti la proposta del governo italiano, ha iniziato a prendere forma. Palazzo Chigi e Tesoro, se tutti i tasselli andranno al...
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Manovra, il governo tratta sul taglio del deficit
LE SIMULAZIONI
I tecnici che sono al lavoro sulle due riforme, ritengono infatti che per il prossimo anno saranno necessari meno soldi rispetto ai 16 miliardi di euro stanziati nei fondi per le pensioni e per il Reddito. L'esigenza del governo è quella di ridurre il deficit di 3,6 miliardi, ma secondo alcune simulazioni i risparmi delle due misure potrebbero essere anche leggermente superiori, intorno ai 4 miliardi.
Questo per una serie di ragioni. Il Reddito di cittadinanza, per esempio, partirà nei primi mesi del 2019. I primi assegni alle persone in situazione di povertà, dovrebbero arrivare ad aprile. Siccome le risorse disponibili coprono l'intero anno, la partenza ritardata del sussidio permetterebbe di risparmiare circa 2 miliardi di euro, al netto del lavoro tecnico sulle platee dei beneficiari e sulla cosiddetta «scala di equivalenza», il moltiplicatore che trasforma i 780 euro del reddito per una persona singola, in un assegno che copre l'intera famiglia. Secondo quanto spiegato dal consulente economico di Luigi Di Maio, Pasquale Tridico, questo moltiplicatore dovrebbe essere di 0,4 (ossia 312 euro) per ogni adulto in più nel nucleo familiare, e di 0,2 (ossia 156 euro) per ogni minore che vive con la famiglia. Sul tappeto c'è anche la proposta del sottosegretario leghista Armando Siri di trasformare il sussidio in una decontribuzione per le imprese cha assumono gli aventi diritto. Luigi Di Maio ha aperto, ma solo a concedere lo sgravio per un tempo limitato di tre mesi.
I PALETTI
Un discorso analogo vale anche per le pensioni «Quota 100». Per il prossimo anno il governo ha stanziato 6,7 miliardi per finanziare la misura, che diventano 7 miliardi a regime. La norma alla quale stanno lavorando i tecnici del governo, prevede una serie di paletti. Per i dipendenti privati saranno introdotte delle finestre trimestrali di uscita una volta maturato il doppio requisito dei 62 anni di età e dei 38 anni di contributi.
Questo significa che la prima pensione «Quota 100» ad un dipendente privato sarà pagata soltanto ad aprile. Esattamente come il Reddito di cittadinanza. Per i dipendenti pubblici ci sarà un ulteriore paletto. Per poter lasciare il lavoro approfittando dello scivolo di «Quota 100», dovranno dare un preavviso di sei mesi. Questo si somma alla finestra trimestrale che vale anche per i dipendenti privati. Significa che la prima pensione ad uno statale prepensionato grazie alla riforma sarà pagata ad ottobre del prossimo anno. L'obbligo di preavviso per i dipendenti della pubblica amministrazione resterà tuttavia in vigore soltanto per due anni, anche per evitare una disparità di trattamento prolungata che potrebbe essere censurata dalla Corte Costituzionale. Già con questi due paletti, secondo i tecnici, si risparmierebbero circa 1,6 miliardi rispetto ai 6,7 messi a bilancio, anche considerando che l'intera platea degli aventi diritto acceda alla pensione anticipata il prossimo anno. In realtà il governo inserirà anche un'altra limitazione, una divieto di cumulo tra la pensione anticipata e i redditi da lavoro, la cui durata sarà commisurata agli anni di anticipo dell'uscita (dunque varierà da uno a cinque anni). I risparmi, insomma, potrebbero essere anche più consistenti.
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Il Gazzettino