Disinnescata una clausola Iva, ne resta sempre un'altra. Come promesso il governo ha completamente sterilizzato per il 2020 i previsti aumenti di imposta sul valore aggiunto e...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Manovra, Conte: «Superbonus della Befana da 250 euro in su»
L'impressione tuttavia è che questo strumento di finanza creativa - inventato ormai otto anni fa e poi riproposto in varie forme - condizionerà ancora le scelte di politiche dei governi: a meno che quello in carica, come più volte ha fatto intendere, non si decida a mettere in cantiere un riassetto delle attuali aliquote agevolate. Per di più, come è stato fatto notare nei giorni scorsi da vari osservatori tra cui il Centro Studi di Confindustria, l'ingombrante presenza delle clausole falsa la percezione della manovra e il dibattito su di essa, visto che si tratta di imposte che sulla carta si riducono, anche se nessuno se ne attende l'applicazione. Così nel 2020 - su una manovra che complessivamente supera di poco i 30 miliardi - i 23 di Iva e accise rappresentano quasi il 90 per cento del complessivo calo della tassazione, che vale 26,4 miliardi includendo anche una voce come il superticket che di per sé non è un tributo: la sua cancellazione da settembre 2020 costa circa 170 milioni, destinati a diventare a regime poco meno di 500. Di fatto l'unica ulteriore e significativa voce di riduzione del prelievo sono i 3 miliardi di taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, operazione ancora tutta da definire. Mentre per gli agricoltori è confermato l'azzeramento dell'Irpef.
IL RINVIO
Sull'altro piatto della bilancia, con il segno contrario, ci sono quasi 11 miliardi di incremento di tasse e contributi. Anche sottraendo i 3 che sono il frutto del rinvio al prossimo marzo della rata di imposte dirette prevista per novembre - e dunque non rappresentano un vero appesantimento - ne restano circa 8 che in varie forme vengono posti a carico del mondo produttivo e dei contribuenti in genere. Chi paga il conto? Formalmente le voci riconducibili al capitolo lotta all'evasione ammontano a 3,2 miliardi, ma poco o niente viene dalla spinta ai pagamenti elettronici, che è forse il messaggio principale sul piano della comunicazione. La parte del leone la fanno invece la stretta sulle compensazioni e quella contro le frodi in particolare nel settore dei carburanti, oltre al potenziamento del meccanismo del reverse charge (l'Iva anticipata dal compratore) e della responsabilità solidale tra committente e appaltatore.
LA REVISIONE
L'altro filone, la revisione delle agevolazioni fiscali (tax expenditures) comprende la graduale cancellazione delle detrazioni Irpef per i redditi al di sopra dei 120 mila euro (l'1 per cento del totale) e una serie di aumenti di bolli: ne nascerà uno nuovo per i certificati penali. Significativo, con 1,8 miliardi di maggiori entrate, è il capitolo delle tasse ambientali: tassa sulla plastica, eliminazione di benefici per i camion e pullman ritenuti inquinanti (fino ad Euro 4), stretta sulle auto aziendali più vecchie. Nella voce riequilibrio della tassazione rientra la marcia indietro sulle partite Iva, blandite dal precedente governo con la cosiddetta flat tax che ora sfuma per chi ha ricavi sopra i 65 mila e viene resa più stringente per chi è al sotto di questa soglia, con limiti di spesa e di reddito.
Infine passano alla cassa, come di consueto in tutte le manovre finanziarie, il settore dei giochi e quello bancario. Nel primo caso il contributo richiesto è di 560 milioni, e quasi sicuramente sarà ottenuto attraverso l'aumento del prelievo unico erariale (Preu). Per le banche scatta invece un nuovo giro di vite sulla deducibilità di svalutazioni e avviamento: il conto complessivo è di 1,6 miliardi concentrati però sul solo 2020.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino