Il cantiere è aperto. Dopo le parole di Matteo Renzi sulla necessità di «ridurre le fasce fiscali», che in Italia sono cinque, tra Tesoro e Palazzo Chigi...
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L’IMPATTO
In pratica al di sopra dei 15 mila euro di reddito annuo (livello in cui inizia lo scaglione del 27 per cento) la minore imposta è di 10 euro ogni 1.000, per effetto della riduzione di un punto dell’aliquota applicata. Quindi con un imponibile di 20 mila se ne risparmiano 50 l’anno, con 30 mila 150, con 40 mila 250 e così via. Dopo i 55 mila euro di reddito il beneficio si “cristallizza” a 400 euro l’anno (circa 33 al mese) perché a quel punto scatta lo scaglione del 41 per cento che non è interessato da alcuna riduzione. Come si vede l’impatto sul contribuente sarebbe modesto, mentre quello sul gettito per lo Stato risulterebbe comunque non indifferente perché l’ipotesi coinvolge, pur se in misura limitata, livelli di reddito che corrispondono a moltissimi contribuenti. In tutto quelli coinvolti sarebbero circa 22 milioni, compresi coloro che hanno un reddito molto alto.
Da questo punto di vista questa soluzione appare molto meno incisiva - ma naturalmente anche meno costosa per le casse dello Stato - di altre che sono state proposte. Ad esempio Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia e segretario di Scelta Civica, ha indicato un modello che prevede una sola aliquota del 27 per cento tra i 15 mila e 75 mila euro, assorbendo quindi quelle del 38 e del 41 per cento. Il risparmio scatterebbe quindi al di sopra dei 28 mila euro di reddito ma sarebbe ben più sostanzioso: 1.320 l’anno per chi ne percepisce 40 mila, 2.420 con 50 mila, 3.670 per 60 mila. Anche in questo caso il beneficio toccherebbe un massimo (5.770 euro con un reddito di 75 mila) per poi stabilizzarsi a questo livello per coloro che hanno guadagni maggiori. Un’ipotesi che, in realtà, sembra essere anche più in linea con le parole pronunciate da Renzi, che aveva ricordato come nel programma di governo Italia bene comune, il punto di arrivo erano soltanto due aliquote fiscali.
LE ALTRE IPOTESI
In realtà, nonostante la prudenza, a livello di studio sul tavolo del governo ci sono anche altre ipotesi. Come per esempio quella di un ritocco del bonus da 80 euro. Le simulazioni riguardano un incremento di 20 euro della misura, che coinvolgerebbe dieci milioni di lavoratori, e che avrebbe un costo limitato per le casse dello Stato, circa 2,4 miliardi di euro.
Anche in questo caso ci sarebbe una controindicazione. Si tornerebbe a beneficiare una categoria di lavoratori, quelli che guadagnano fino a 26 mila euro lordi all’anno, che ha già potuto avere un sollievo fiscale. Il bonus poi, potrebbe essere anche esteso alle pensioni più basse, anche se in questo caso il costo per le casse dello Stato lieviterebbe di molto. Entrambe queste misure, tuttavia, non andrebbero ad incidere sui redditi medi, quelli che invece Renzi ha intenzione di sostenere con la prossima operazione di riduzione fiscale.
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Il Gazzettino