I numeri sono impietosi: dai 40 milioni in media di perdite mensili nel primo semestre dell’anno (per un totale di 250 milioni di euro) ai 150 milioni bruciati da luglio a...
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Un gruppo che macinava utili e dava lavoro e sicurezza nel futuro a decine di migliaia di persone. Il paradosso è che gli stabilimenti continuano ad essere dal punto di vista tecnologico tra i migliori nel mondo.
LA PRODUZIONE È di questi giorni l’annuncio che la produzione giornaliera media scenderà da 17.000 a 14.000 tonnellate. Lo scorso luglio l’azienda dichiarò di stimare una produzione complessiva 2015 di 5 milioni e mezzo di tonnellate. E invece ora ci si dovrà accontentare di 4,8 milioni di tonnellate (sempre che anche questo obiettivo non debba essere ridimensionato).
Sta di fatto che a questi livelli il gruppo è destinato a macinare perdite: il break even infatti è fissato a 8 milioni di tonnellate annue. Cosa che si può raggiungere solo con il ritorno in funzionamento anche dell’Afo5, il più grande d’Europa, chiuso a marzo per l’adeguamento alle prescrizioni ambientali. Il problema attuale però non è una ridotta capacità produttiva.
Con i tre altoforni in funzione (Afo1, che è stato adeguato e riacceso ad agosto, Afo2 che dopo un incidente mortale è stato sequestrato e poi dissequestrato dai magistrati, e Afo4) lo stabilimento di Taranto potrebbe comunque produrre sei milioni di tonnellate annue. Se ci fossero le commesse, però. I vecchi clienti invece si rivolgono sempre più spesso all’estero. Il fenomeno non riguarda solo l’Ilva: i dati di Federacciai confermano nella prima parte dell’anno un incremento delle importazioni di acciaio in Italia (+4,2% per l’import Ue; +32% per l’import extra Ue). Significano milioni di tonnellate di acciaio che arrivano da fuori. L’esclusione dell’Ilva dalla “short list” di imprese per la produzione dei tubi del consorzio Tap è stato un altro duro colpo. Ancora non si è capito quanto recuperabile. Di certo l’Ilva vede sfumare quote di mercato per la gioia dei concorrenti esteri, soprattutto tedeschi.
LA CASSA Gli allarmi per i forzieri vuoti si susseguono. E intanto, secondo Confindustria Taranto, sono stati accumulati altri 250 milioni di debiti con i fornitori. La gestione commissariale sta facendo salti mortali per tirare avanti. I prossimi stipendi sono salvi. Ma che ci sia bisogno di nuove iniezioni di liquidità è indubbio. I commissari stanno lavorando tenacemente per ottenere nuove linee di credito a breve con le banche. Una, di circa 50 milioni di euro, servirebbe per scontare le fatture dei clienti esteri sulla falsariga di quella già in essere per i clienti italiani.
Le trattative sarebbero a buon punto e, secondo autorevoli fonti, nei prossimi giorni l’accordo potrebbe essere perfezionato.
Il Gazzettino