Tsipras va avanti con il suo referendum invitando di nuovo i greci a votare "no" e l'Europa congela ogni trattativa. Fino...
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Fino a domenica cala il silenzio dei creditori, perchè ogni tentativo di raggiungere un'intesa, anche oltre l'ultimo minuto, è fallito, e ora vogliono vedere che cosa ne pensano davvero i greci. Anche la Bce si mette in modalità di attesa: ha infatti lasciato invariato il livello massimo stabilito per l'erogazione di liquidità di emergenza (Ela) per le banche greche, che era fissato a 89 miliardi.
La Merkel ha così deciso di andare a vedere fino in fondo il gioco a cui sta giocando Tsipras, convocando una consultazione rischiosa, che il premier Matteo Renzi definisce un «errore», dall'esito incerto e dalle conseguenze che nessuno è in grado di prevedere. Per questo i creditori, fino ad oggi con la mano tesa, ora si tirano indietro, senza chiudere la porta ma allontanandosi dall'arena che in questi giorni ha visto scontrarsi due mondi politici e due modi diversi di concepire l'Europa.
Salvare la Grecia non è più, per ora, un problema loro: «L'Ue non è in grado di aiutare nessuno contro la sua volontà», avverte il presidente Donald Tusk. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ci ha creduto fino all'ultimo, cercando di mediare tra il Governo greco e un Eurogruppo ormai a corto di pazienza verso chi «non ha ancora un piano realistico per l'economia», come ha detto il ministro finlandese delle Finanze Alexander Stubb. Juncker ha anche provato a raccogliere l'ultima proposta di Tsipras contenuta in una lettera arrivata a ridosso della scadenza del programma nella quale ribadiva i paletti su iva e pensioni. La Commissione, anche a programma ormai scaduto, l'avrebbe valutata e magari incorporata in un nuovo eventuale piano, cioè il terzo pacchetto di aiuti che chiede Tsipras. Ma Bruxelles non può muoversi senza l'Eurogruppo. Per avviare un negoziato su un nuovo piano di salvataggio serve prima di tutto il suo via libera, implicitamente legato al via libera dei capi di Stato e di Governo.
Nonostante l'opposizione della Merkel a negoziare subito un terzo piano, Atene probabilmente avrebbe potuto strappare almeno un'apertura o un via libera preliminare.
Dopo il discorso del premier, le porte del dialogo si sono chiuse: «Gli aiuti alla Grecia sono sospesi dopo che Atene ha unilateralmente abbandonato il negoziato, e ora bisogna aspettare l'esito del referendum», ha detto Merkel. «La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum», ha avvertito Juncker. Anche l'Eurogruppo, impegnato su base quasi quotidiana nelle ricerca di una soluzione, congela i negoziati: «Abbiamo preso nota delle ultime proposte greche ma data la situazione politica e dato l'invito a votare 'nò del governo greco al referendum, non vediamo terreno per altre discussioni», ha quindi chiuso il presidente Jeroen Dijsselbloem, annunciando la sospensione di tutte le consultazioni tra le istituzioni.
L'agenzia Moody's intanto ha tagliato il rating della Grecia a 'Caa3' da 'Caa2'. Il rating resta sotto osservazione per un ulteriore possibile downgrade. «Senza il sostegno dei creditori ufficiali, la Grecia farà default sul debito» detenuto dai privati, sottolinea l'agenzia di rating. L'annuncio del referendum ha aumentato ulteriormente il rischio per i creditori privati, afferma Moody's. Una vittoria del 'nò al referendum «aumenterebbe probabilmente il rischio di un'uscita» della Grecia «dall'area euro, il che si tradurrebbe in significative perdite per i creditori del settore privato». Se la Grecia vuole continuare a mantenere gli obblighi con i creditori ufficiali e privati nei prossimi anni, ha «bisogno di raggiungere un accordo duraturo con i suoi creditori ufficiali». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino