«La prospettiva è che l'Eurozona resti a 19 e che altri paesi si aggiungeranno. Non c'è mai stato un ultimatum contro Atene». Lo dice il presidente della Commissione...
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Juncker ha poi invitato i greci a votare sì al referendum di domenica sulla proposta dei creditori: «Votare no vorrebbe dire che la Grecia dice no all'Europa», un voto contrario sarebbe «disastroso».
«Sono rattristato dallo spettacolo che si è dato in Ue, la buona volontà è evaporata, egoismi e giochi tattici o populisti hanno avuto la meglio dopo tutti gli sforzi fatti, mi sento tradito perchè non si prende in considerazione gli sforzi personali e degli altri», ha detto Juncker. «Mi sento tradito, ho fatto il possibile. Non merito tutte queste critiche».
Il governo greco «ha rotto unilateralmente le trattative» con le istituzioni creditrici, che «non è una partita a poker».
«Per me l'uscita della Grecia dall'Eurozona non è mai stata e non è un'opzione», continua Juncker ricordando che l'ingresso della Grecia nella Comunità europea avvenne nel 1982 e che all'epoca «fui felice perchè, riprendendo le parole di Giscard d'Estaing, non volevo vedere Platone giocare in seconda divisione».
«Devo chiarire alcuni punti del piano proposto dalle istituzioni: non ci sono tagli alle retribuzioni, nessuno deve dare impressione che ce ne siano, non era un'opzione mai messa sul tavolo, e nessun taglio alle pensioni, abbiamo proposto solo di modernizzare la griglia salariale del pubblico».
«Anche il governo greco riconosce che il sistema pensionistico non è sostenibile», chiarisce indicando che «si potrebbe cominciare eliminando gli incentivi per i pensionamenti anticipato». «Nel nostro piano non c'era stupida austerità».
«Non si tratta di giocare una partita di poker: qui o si perde o si vince tutti assieme».
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Il Gazzettino