Bayer punta a voltare pagina. Il colosso raggiunge un accordo da oltre 10 miliardi di dollari per patteggiare decine di migliaia di azioni legali legate al famigerato...
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«È come estinguere solo parte dell'incendio di una casa», afferma Fletch Trammell, avvocato di uno studio legale che rappresenta 5.000 persone che non hanno aderito al patteggiamento. L'intesa rappresenta una buona notizia per Bayer: rimuove parte dell'incertezza e le spese legali sostenute per i singoli processo, limita i danni di reputazione e rassicura gli investitori. Il susseguirsi dei processi negli ultimi anno ha infatti causato non pochi problemi a livello societario per Bayer, costretta a difendere ripetutamente l'acquisizione di Monsanto. Al patteggiamento si è arrivato dopo lunghe trattative e, secondo gli osservatori, il rush finale è stato agevolato dal coronavirus che ha fatto saltare, senza possibilità di riprogrammarli, molti degli appuntamenti in tribunale. Una quota degli 1,25 miliardi accantonati per eventuali nuove azioni legali sarò destinata alla creazione di un comitato di esperti indipendente chiamato a rispondere a due domande cruciali, ovvero se il glifosato causa il cancro e, se sì, quale è il dosaggio minimo o il livello di esposizione ritenuti pericolosi. Il glifosato è stato introdotto nel 1974 ma è salito alle cronache nel 1996 con Monsanto.
L'ex colosso americano l'ha sempre difeso a spada tratta, ribadendo che anni di studio in laboratorio hanno dimostrato che il glifosato era sicuro. Spiegazioni che non hanno mai convinto e anche ora che Monsanto è scomparsa l'ombra e i dubbi sulla società non si sono attenuati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino