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L'inflazione alle stelle, i tagli al gas più vicini, la recessione all'orizzonte e il futuro del Governo italiano carico di incertezze: per molti è un quadro minaccioso da combattere, per alcuni invece è uno scenario utile per scommettere e fare profitti. Gli hedge fund internazionali, secondo una ricostruzione del Financial Times, stanno facendo la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano dai tempi della grande crisi finanziaria. E intanto il prezzo del gas sfonda un nuovo tetto e tocca un nuovo record: raggiunge il picco di 324 euro a megawattora e poi chiude a 321 euro, un livello altissimo, da allarme rosso.
Gas, l'Europa corre ai ripari: da Parigi a Berlino, i piani
L'allarme di Confindustria
«Tutti i giorni assistiamo a un aumento del prezzo del gas. Il governo Draghi può e deve intervenire», dice il presidente di Confindustria Carlo Bonomi al Tg1. Bonomi ha precisato che gli industriali hanno bisogno di interventi quali «un tetto al prezzo del gas che se non viene fatto a livello europeo deve essere fatto a livello nazionale», poi «sganciare il prezzo dell'energia elettrica da quello del gas, sospensione temporanea dei certificati Ets e riservare una quota della produzione dell'energia rinnovabile a costo amministrato alle aziende manifatturiere come fanno in altri Paesi».
LA SITUAZIONE
Se lo spread, che anche oggi chiude in calo (a 223,16), per ora non registra i movimenti speculativi che sarebbero già in corso, segnali di tensione sull'Italia si sentono invece sul rendimento del Btp a due anni che sale di 16 punti base, fino all'1,86%.
IL RIALZO DEI TASSI
Il Consiglio direttivo della Bce, nella riunione del 21 luglio che ha deciso il rialzo dei tassi, ha sottolineato che vi sono «segnali crescenti di una flessione dell'attività economica nell'area dell'euro che potrebbe estendersi fino al 2023». Il che riaccende i riflettori sulla prossima riunione del board di Francoforte, l'8 settembre, che dovrà decidere l'entità del nuovo rialzo dei tassi. L'inflazione continua a crescere, e in parte anche a causa del deprezzamento dell'euro che per la banca centrale è «un importante cambiamento nel contesto esterno» e comporta «maggiori pressioni inflazionistiche per l'area dell'euro, in particolare attraverso i maggiori costi delle importazioni di energia». In tempi normali, una moneta debole spinge competitività e crescita, ma nello scenario attuale tutto è stato ostacolato dalle restrizioni logistiche globali e dalle catene di approvvigionamento saltate.
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Il Gazzettino