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Un’altra impennata a marzo (la nona consecutiva) dell’1,2%, tanto da portare l’indice annuale al 6,7%. Era da luglio 1991 che l’inflazione non raggiungeva livelli così elevati. E con la guerra che incalza spingendo in alto i prezzi dei beni energetici (carburanti e bollette di luce e gas) la situazione rischia di aggravarsi ancora.
Caro energia, allarme per il settore alberghiero
Percentuale inflazione mai così alta dal '91
Le stime dell’Istat sull’inflazione mettono paura. Gettando un’ombra sulla tenuta sociale del Paese. «Le tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi con la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa», annota l’istituto di statistica segnalando uno degli aspetti più pericolosi della situazione. Infatti i prezzi dei prodotti di largo consumo irrinunciabili per le famiglie esplodono raggiungendo il 5% e posizionandosi sulla dinamica di corsa più veloce degli ultimi 20 anni.
Non solo aumenti
A marzo accelerano i prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) ma anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,3% a +6,9%).
I prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (il balzo è del 94,6%, come a febbraio). In questo clima, c’è chi comincia a fare i conti dell’impatto sui portafogli degli italiani. Secondo le stime del Codacons la fiammata dei prezzi rischia di aggravare la spesa di 2.674 euro annui a famiglia. Più nel dettaglio, l’Unione consumatori calcola che per una coppia con un figlio, la maggior spesa annua sarà pari a 2.217 euro: 1.055 per l’abitazione, 569 per i trasporti, e 391 euro per cibo e bevande. In allerta anche il governo.
Risposta globale
«L’inflazione – ha spiegato Mario Draghi – sta crescendo per l’aumento delle materie prime, in particolare quelle alimentari. Poi c’è scarsa disponibilità che produce aumenti dei prezzi. Sull’energia – ha ricordato il premier – siamo intervenuti per aiutare le famiglie con 20 miliardi nell’arco di 8-9 mesi e faremo ancora quanto è necessario ma il sostegno a carico del bilancio e del debito ha senso se c’è aumento temporaneo, se è permanente serve una risposta strutturale». Una risposta che, a quanto pare, dovrebbe essere globale. Negli Stati Uniti l’aumento del 6,4% su base annuale è il più elevato dal 1983, mentre l’inflazione in Germania è balzata al 7,3% su base annua a marzo, segnando il record post riunificazione. In Spagna l’indice dei prezzi è balzato al 9.8% sul livello più alto dal 1985. Per ora a resistere sembra soltanto la Francia che a marzo ha visto una crescita dell’indice dei prezzi al consumo “soltanto” del 4,5% su base tendenziale.
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