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Mettere tutti sullo stesso piano. Lavoratori dipendenti, partite Iva e pensionati. La tassazione dei diversi redditi dovrà avere regole uguali e, in prospettiva, anche le stesse aliquote. Il cantiere della riforma fiscale si è ufficialmente aperto. Nei giorni scorsi al ministero dell’Economia si sono tenute una serie di riunioni tecniche per iniziare a mettere a punto la legge delega che dovrebbe essere portata in Consiglio dei ministri tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Un dossier al quale sta lavorando il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo. La riforma sarà divisa in quattro capitoli. Nella prima parte saranno fissati i principi generali, il secondo capitolo sarà quello dedicato alla revisione delle imposte, la terza parte riguarderà i procedimenti e l’ultima i testi unici, dunque una riorganizzazione sistematica della materia tributaria.
L’OBIETTIVO
L’attenzione massima, ovviamente, è concentrata sulla seconda parte della delega, quella che riguarda la revisione dell’Irpef. L’obiettivo di legislatura resta quello della flat tax, l’aliquota unica. Ma per arrivare a questo traguardo ci saranno delle tappe intermedie. Si partirà, innanzitutto, da quella che viene definita come «equità orizzontale». Cosa significa esattamente? Che tutti i redditi, siano essi da lavoro dipendente, da lavoro autonomo o da pensione, dovranno essere tassati tutti alla stessa maniera. E con le stesse regole. Dunque basta alla giungla delle «no tax area» o delle diverse detrazioni. Oggi i pensionati non pagano tasse fino a 8.500 euro di reddito, i lavoratori fino a 8.174, gli autonomi fino a 5.500 euro.
Queste soglie andranno armonizzate.
L’idea di fondo è quella di procedere ad una revisione delle cosiddette “tax expenditures” le deduzioni e le detrazioni che riducono la base imponibile sulla quale si calcola l’imposta. Si tratterebbe, insomma, di uno scambio tra aliquote più basse e meno detrazioni. Soprattutto per i redditi più elevati, visto che una delle ipotesi sul tavolo sarebbe quella di legare gli sconti fiscali al reddito dichiarato. Un principio che d’altra parte è già stato introdotto negli anni scorsi nel nostro ordinamento tributario, ma solo per chi ha guadagni molto alti e limitatamente ad alcune agevolazioni: è previsto che partire dai 120 mila euro di reddito annuo gli sconti (esclusi quelli per spese sanitarie, mutui o ristrutturazioni edilizia) siano progressivamente ridotti, fino ad annullarsi alla soglia dei 240 mila. Questa impostazione verrebbe allargata in modo da garantire più gettito al bilancio pubblico.
LE IMPRESE
Per quanto riguarda la tassazione delle imprese, è confermata la volontà di cancellare l’Irap (già indicata anche nel progetto di riforma della precedente legislatura): almeno una parte del relativo gettito sarà però garantito dalle società soggette a Ires sotto forma di addizionale a quest’ultima imposta. E per i soggetti Ires potrebbe essere introdotto il principio del riporto all’indietro delle perdite, presente in altri Paesi europei e non.
Il capitolo Iva sarà incentrato sulla razionalizzazione dell’attuale struttura di aliquote: in particolare quelle agevolate del 4 del 5 e del 10 per cento, che erano state stabilite nei decenni passati in base a criteri che in molti casi risultano superati. Anche in questo caso il vincolo è dato dalle esigenze del bilancio pubblico (l’imposta sul valore aggiunto vale circa 150 miliardi), ma anche dalle regole europee che impongono un’applicazione uniforme a livello continentale, pur se con margini di autonomia per i singoli Stati.
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Il Gazzettino