Fisco, boom cause sospese. Il governo studia la riforma: ecco i giudici specializzati

Il dato è impressionante. Secondo gli ultimi dati del monitoraggio del Dipartimento delle finanze, i ricorsi pendenti contro il Fisco sono oltre 345 mila. Oltre ad altri 50...

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Il dato è impressionante. Secondo gli ultimi dati del monitoraggio del Dipartimento delle finanze, i ricorsi pendenti contro il Fisco sono oltre 345 mila. Oltre ad altri 50 mila in Cassazione. Famiglie, imprese, partite Iva, che una volta ricevuto un accertamento o una richiesta da parte dell’amministrazione, ritenendola ingiusta la impugnano davanti alle Commissioni provinciali e, in appello, davanti a quelle Regionali. Il valore delle cause che “giacciono” tra il primo e il secondo grado, vale poco più di 40 miliardi. La macchina del contenzioso fiscale è lenta. Ma anche farraginosa. Per questo il governo ha deciso di mettere mano a una riforma «strutturale» del giudizio tributario. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e quello della giustizia Marta Cartabia, hanno appena nominato una commissione di esperti incaricata di scrivere, entro il prossimo 30 giugno, la riforma. Un passaggio collegato anche al Recovery plan. Certezza e celerità sul contenzioso tributario sono ritenute fondamentali per il buon esito degli investimenti. Alla guida della commissione è stato messo Giacinto della Cananea. Il giurista romano, allievo di Sabino Cassese, non è l’unico nome di peso della Commissione. Ne fanno parte anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, e quello del Dipartimento delle finanze, Fabrizia Lapecorella. 

 

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I lavori

 

 

La Commissione non si è ancora riunita. Ma alcuni punti della riforma sembrano mettere d’accordo un po’ tutti. Il principale è la «professionalizzazione» dei giudici tributari. Sembrerà un paradosso, ma oggi buona parte dei giudici tributari sono “part time”. Non sono magistrati togati, ma “laici”: ci sono pensionati, avvocati, commercialisti, dipendenti pubblici. A volte chiamati a decidere su cause milionarie. Insomma, un primo passaggio della riforma sarebbe la “professionalizzazione”, ossia giudici assunti con concorso e che possano lavorare a tempo pieno a dirimere il contenzioso tributario. Una proposta simile l’ha messa nero su bianco anche Uncat, l’Unione nazionale camere avvocati tributaristi, e oggi la illustrerà in una conferenza stampa. «Al centro della nostra proposta», spiega il presidente Antonio Damascelli, «è che le cause valore più elevato siano affidate a giudici tributari specializzati. I giudici onorari dovrebbero occuparsi di quelle di valore più basso, fino a 5 mila euro». Che comunque sono la maggioranza. Così facendo, secondo Damascelli, si risolverebbe anche il problema dell’ingorgo dei ricorsi in Corte di Cassazione. Era stato il primo presidente Pietro Curzio a sollevare il problema della qualità delle sentenze tributarie (circa il 45 per cento viene annullato). Con giudici togati specializzati si farebbe, insomma, un passo in avanti. 
Ma non è l’unico tema sul tappeto. Un altro punto sollevato riguarda la terzietà del giudice tributario. Attualmente le Commissioni tributarie dipendono dal Ministero dell’Economia che, però, ha un legame strettissimo anche con l’Agenzia delle Entrate. 


Sul tavolo

 

In Parlamento sono giacenti diverse proposte di legge per la riforma della giustizia tributaria. Diverse di queste prevedono il passaggio delle Commissioni tributarie dal Tesoro alla Presidenza del Consiglio. Nel tempo, poi, si sono succedute diverse proposte sulla gestione della giustizia tributaria. Un anno fa circa, aveva fatto molto discutere, per esempio, l’ipotesi di affidare il contenzioso alla Corte dei Conti. Un’ipotesi ben presto rimessa nel cassetto per la levata di scudi che si era sollevata. La magistratura contabile, secondo gli osservatori, non potrebbe essere un giudice terzo, perché tutela prevalentemente gli interessi erariali, con conseguente compressione del diritto di difesa del contribuente. «Così come», spiega ancora Damascelli, «è da respingere anche l’ipotesi di affidare gli appelli ai tribunali civili, come pure proposto, perché questi ultimi sono un collo di bottiglia che rischierebbe di aggravare la situazione». 


Sul tavolo della nuova Commissione istituita dai ministri Franco e Cartabia, ci sarebbero anche degli istituti “deflattivi” del contenzioso, come la mediazione o la conciliazione. Strumenti già in vigore ma che fino ad oggi non hanno dato i risultati sperati. 

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Il Gazzettino