Per la Banca d'Italia nell'estate del 2014 la Popolare di Vicenza era ancora «una banca nella media» e aveva tutte le potenzialità per esaminare...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Scontro in commissione di inchiesta sulle banche tra il commissario Gian Pietro Dal Moro (PD) e il capo della Vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, sulla tempistica dell'intervento di Banca d'Italia nel portare alla luce la grave situazione della Popolare di Vicenza quando nel 2014 valutava la possibile acquisizione di Banca Etruria. Barbagallo ha ricordato che, in base all'ispezione del 2012, la Vicenza era una banca «nella media» e anche secondo 3 advisor «tra i più importanti non solo in Italia la banca veniva qualificata come istituto di adeguato standing».
LEGGI ANCHE Popolare di Vicenza, via al processo. Posizione di Sorato stralciata per motivi si salute
La Banca d'Italia non ha «chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria». Lo ha affermato il responsabile della vigilanza di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulle banche. In quel momento «la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita».
«L'azione della Vigilanza è stata incalzante», ha spiegato Barbagallo nell'audizione su Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Secondo Barbagallo «le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell'autorità giudiziaria», ma «le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti» e le «autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri».
«La governance delle quattro banche è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni», ha detto il capo della Vigilanza di Bankitalia. Barbagallo ha precisato che «sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell'Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l'autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino