Marchionne convince i costruttori: l'Acea chiede l'intervento dell'Ue

Sergio Marchionne amministratore delegato di Fiat e presidente Chrysler
ROMA - Dopo il governo italiano, e il sistema paese in generale, Sergio Marchionne invita ad agire anche l’Unione Europea. Questa volta lo fa da presidente dell’Acea,...

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ROMA - Dopo il governo italiano, e il sistema paese in generale, Sergio Marchionne invita ad agire anche l’Unione Europea. Questa volta lo fa da presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori, incontrando a Bruxelles i vertici della Commissione, il presidente Barroso e il commissario all’Industria Tajani.




Nessun aiuto, solo condizioni per essere più competitivi.
Il settore - spiega Marchionne - non chiede aiuti, ma condizioni di maggiore competitività, da garantire anche a livello Ue con misure e i provvedimenti da adottare nei vari Stati coordinati.Unaltro piccolo colpo per il numero uno di Fiat-Chrysler poiché nel recente passato il manager non era riuscito a coinvolgere i propri colleghi e quindi l’Acea non aveva avanzato nessuna richiesta ufficiale all’Ue. «Il nostro settore - ha detto Marchionne accompagnato dai numeri uno degli altri costruttori - è pronto a sostenere l’Europa nella sua missione per la crescita, per raggiungere l’obiettivo di una quota dell’industria pari al 20% del Pil entro il 2020.Maabbiamo bisogno di un contesto che ci sia di sostegno, che rafforzi la competitività del nostro settore».



Più equilibrio fra e esigenze dell'industria e quelle dell'ambiente. In particolare è stato chiesto all’Ue di «legiferare sui fatti e su valutazioni di impatto solide, soprattutto sui target per le emissioni di CO2, di dare più tempo all’industria su alcune proposte legislative e trovare un equilibrio più realistico tra la competitività dell’industria e le preoccupazioni ambientali». Tajani ha accolto le istanze impegnandosi ad accelerare le azioni di sostegno e rassicurando i costruttori sui target per il dopo 2020 che per il momento ha definito «prematuri».



In Italia polemiche con alcuni sindacati. In Italia, intanto, crescono le polemiche sui sabati di recupero nello stabilimento di Pomigliano per far fronte a picchi di domanda dovuti a richieste dell’autonoleggio. Il Lingotto ha presentato un esposto alla Procura di Nola «in merito al dilagare di dichiarazioni minacciose e promesse di sabotaggio dell’attività produttiva». Secondo Fiat, infatti, la manifestazione organizzata per oggi «è stata promossa con lo scopo di impedire, attraverso un’attività di picchettaggio davanti agli ingressi dell’impianto, l’entrata dei lavoratori». «I presidi non sono vietati dalla legge», hanno risposto gli organizzatori dello sciopero (fra i quali Slai Cobas e Fiom). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino