Serve un'apertura immediata. «Il nostro sistema industriale e la rete di distribuzione e vendita stanno subendo un danno economico molto rilevante, la tenuta è a...
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Il calcio vuole riaprire, ma la palla è avvelenata
«I nostri associati sono pronti a riprendere già oggi e a farlo con responsabilità, adottando in modo rigoroso i protocolli sanitari condivisi con le parti sociali, nell'interesse dei lavoratori e della tutela di un mercato contraddistinto da una forte stagionalità. A differenza di altri settori quello delle due ruote concentra la gran parte delle vendite nel periodo tra aprile e luglio», spiega Magri. «Solo nel mese di marzo, con la chiusura dei concessionari, abbiamo subito una contrazione del 66% rispetto all'anno precedente e le previsioni su maggio sono molto negative: proprio per le caratteristiche del nostro mercato difficilmente potremmo recuperare una parte di questi volumi se si protrarranno le chiusure: i nostri veicoli avranno un ruolo importantissimo nella mobilità della ripartenza».
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Ma a preoccupare l'associazione sono anche le ripercussioni sull'export e le vendite su mercati esteri attivi, dove le aziende italiane giocano un ruolo indiscusso di leadership. «Basti pensare che il 18% della produzione europea di biciclette e quasi la metà di moto avviene in Italia: parliamo di un eccellenza industriale da circa 320mila veicoli e 2,6 milioni di bici all'anno, a cui si aggiungano importanti realtà industriali e artigianali che producono accessori, componenti e abbigliamento tecnico che hanno fatto la storia di questo settore a livello internazionale». Infine, il pensiero del presidente di Confindustria Ancma va alla rete di vendita, «un tessuto commerciale costituito da circa 5000 negozi, piccole realtà imprenditoriali talvolta a conduzione familiare, che in questo momento con l'adozione, ad esempio, di misure di vendita alternative potrebbero in qualche misura tornare a respirare e favorire la diffusione di bici e moto», conclude Magri.
Il Gazzettino