E’ boom di italiani e under 35 che vogliono lavorare in agricoltura. Manca manodopera in questo settore , in seguito al blocco della circolazione europea ed extra-europea....
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I lavoratori stranieri regolari e iscritti all’Inps nel settore dell’agricoltura sono 391.500 in un comparto che conta complessivamente 1.076.930 operai agricoli con un incidenza di circa il 36% su totale. Il 61% dei lavoratori stranieri sono extra-comunitari e il restante comunitari, soprattutto rumeni. Sono sempre di più gli italiani che “tornano” nei campi. In queste settimane stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di italiani che rispondono agli annunci di lavoro del settore agricolo, secondo l’osservatorio divisione agricoltura Orienta. In molti territori le percentuali di risposta degli italiani vanno oltre il 90% del totale.
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In alcune ricerche attive come in Piemonte e Abruzzo, per esempio, i cittadini stranieri che rispondono alle richieste sono pochissimi.
«Il dato più evidente è che questo boom di disponibilità di italiani coincide con l’emergenza coronavirus ed è in netta controtendenza rispetto al passato recente in cui quota dei cittadini stranieri era preponderante – spiega Giuseppe Biazzo, Ad Orienta - Da sottolineare, inoltre, che la il lavoro nei campi presuppone comunque delle tecnicalità, non si improvvisa, e in questo senso abbiamo avviato anche percorsi di riqualificazione e formazione di base per facilitare al meglio la ricollocazione in agricoltura di tantissime persone tra cui molti giovani, oltre alla formazione sulla sicurezza e sulla tutela della salute con uno specifico capitolo dedicato al Covid 19».
Il lavoro nero in agricoltura. Sono circa 220 mila i lavoratori in nero secondo le stima del Censis, su un totale di oltre 3,3 milioni di lavoratori irregolari in Italia. Il contratto di somministrazione, tuttavia, è uno strumento flessibile che favorisce l’emersione del fenomeno, in quanto le paghe vanno corrisposte in maniera tracciabile e viene applicato il contratto nazionale del settore: non possono esserci, così, “paghe di piazza”, ossia la modalità in cui si annida il compenso del caporalato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino