Cgil, Camusso lascia la guida: sindacato unito. Ma ora è sfida Landini-Colla per la segreteria

Susanna Camusso
La Cgil apre il XVIII congresso nazionale e una nuova fase con un nuovo leader. Susanna Camusso lascia la guida del sindacato dopo il limite dei due mandati e otto anni come...

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La Cgil apre il XVIII congresso nazionale e una nuova fase con un nuovo leader. Susanna Camusso lascia la guida del sindacato dopo il limite dei due mandati e otto anni come segretaria generale. Lancia un appello a Cisl e Uil per «un sindacato confederale davvero unitario», che finisce per essere rivolto alle dinamiche interne alla stessa Cgil. Assente il governo. In platea, oltre agli altri rappresentanti del mondo del lavoro, in prima fila i leader di Cisl, Uil e

Confindustria, diversi esponenti politici, il Pd in testa con i candidati alla segreteria Maurizio Martina e Nicola Zingaretti.

C'è chi guarda e parla alla casa comune della sinistra. Mentre, ad oggi, la Cgil si ritrova a fare i conti con una spaccatura interna e lo scenario inedito di arrivare alla presentazione di due liste contrapposte sul direttivo e sull'assemblea generale (che giovedì eleggerà il nuovo leader), una che fa riferimento a Maurizio Landini e una a Vincenzo Colla. In corsa l'ex numero uno della Fiom, proposto dalla stessa Camusso con il sostegno della maggioranza della segreteria confederale, e l'ex numero uno della Cgil Emilia Romagna, in campo con la sua disponibilità a candidarsi, sostenuta tra gli altri dai pensionati dello Spi.

All'assise di Bari non partecipa alcun esponente del governo giallo-verde («Si sottrae, coerente rispetto alla scelta di
negare una funzione di rappresentanza e di dialogo con le parti sociali», attacca Camusso). Arriva il messaggio della più alta carica dello Stato: «Nella storia repubblicana il sindacato è stato protagonista nel promuovere e accompagnare la crescita economica e dei diritti dei lavoratori, con piena responsabilità nazionale anche in momenti molto difficili, sapendo unire il mondo del lavoro al di là degli stessi interessi contingenti», scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Parole apprezzate dal sindacato.

Camusso insiste sull'unità: è «l'unica scelta che guarda a un orizzonte nuovo e non ci riporta al parallelismo, alle componenti di partito, ma che salvaguarda e rafforza l'autonomia». E parla ai suoi: «Non rinunciamo ad una idea unitaria della Cgil». Appare «ai più incomprensibile perché ora maturi il dividerci a posteriori. Rischiamo che, per dare senso alla duplicazione dei candidati, si dichiarino differenze politiche che non abbiamo visto in nessuno dei nostri congressi» che hanno preceduto l'appuntamento nazionale di Bari.

Al confronto chiama Cisl, Uil e Confindustria anche per «essere parte attiva nella campagna elettorale europea» contro i nazionalismi, dice Camusso rilanciando lo slogan marxista. «Slogan che cito non perché è il bicentenario, ma perché è una delle condizioni per far risorgere una sinistra oggi in preda a processi autodistruttivi: 'Lavoratori di tutto il mondo unitevi!'».


Camusso parla per un'ora e mezza e alla fine prova a non cedere all'emozione: tra gli applausi, alle ultime battute dice «è l'ultima mia relazione. Non mi fate commuovere...». Al collo, come sempre, il ciondolo a forma di quadrato rosso, simbolo della Cgil; oggi raffigurato anche sulla maglietta grigia con la scritta "Belle ciao", slogan di una iniziativa organizzata dalle donne del sindacato. Ora il testimone al nuovo segretario generale della Cgil che - ricorda dal palco - una volta «eletto è il segretario di tutti».

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Il Gazzettino