Crisi e siccità, per il brindisi di Natale scarseggiano le bollicine: solo il Prosecco guadagna altre quote

Crisi e siccità, per il brindisi di Natale scarseggiano le bollicine: solo il Prosecco guadagna altre quote
ROMA - L'inflazione galoppante e le difficoltà economiche costringeranno le famiglie italiane a tagliare le spese per le feste. Dovendo proprio scegliere, una famiglia...

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ROMA - L'inflazione galoppante e le difficoltà economiche costringeranno le famiglie italiane a tagliare le spese per le feste. Dovendo proprio scegliere, una famiglia su tre preferirà risparmiare sul panettone piuttosto che sul brindisi di fine anno. Il dato emerge dalla ricerca condotta a fine novembre dall'Ovse-Ceves, l'Osservatorio economico cibi e spumanti, struttura indipendente fondata nel 1991 all'Università Cattolica di Piacenza. C'è quindi un pacato ottimismo tra i produttori italiani di bollicine che prevedono di tornare ai consumi pre pandemia Covid.


«In Italia si attendono - anticipa Giampiero Comolli, presidente dell'Osve - 75-78 milioni di bottiglie stappate durante le festività (erano 78,4 nel 2019), in massima parte al costo fra 6 e 9 euro di prima fascia, fra 15 e 20 euro al consumo, mediamente circa 35-45 euro al ristorante».
I consumi delle feste valgono all'origine in cantina 280-290 milioni di euro, che diventano 700 milioni di euro al termine dei vari passaggi commerciali. L'incremento maggiore (+8%) è atteso nella ristorazione e in diminuzione nella grande distribuzione (-5%) rispetto al 2021 e 2020.
La novità è che proprio sugli scaffali dei supermercati potrebbero mancare le bottiglia. «L'offerta forse non riuscirà a soddisfare completamente la domanda», prevede il dettagliato Dossier annuale spumanti di Corriere Vinicolo e Unione Italiana Vini.


I PRODOTTI
Scarseggerà sicuramente lo Champagne per colpa in Francia di due consecutive vendemmie povere in volumi, e così si punterà alla produzione d'elite italiana (partendo da Franciacorta e Trento Doc). Ma a condizione di averne già in magazzino, perché il calo delle vendite di vino nel primo semestre del 2022 aveva spinto i responsabili acquisti a ridurre le prenotazioni per Natale e adesso è difficile reperire le tipologie più ricercate. «La Grande distribuzione spiega il Corriere Vinicolo metterà il freno a mano sulle promozioni. Non ha bisogno di svendere le giacenze, proprio perché mancano le scorte e quindi l'obiettivo è valorizzare l'offerta per aumentare gli incassi e tenere alta la marginalità».


I RINCARI
Mediamente i rincari dei listini rispetto allo scorso anno sono di circa il 10%. «Incidono di più su etichette di primo prezzo rispetto alle bottiglie premium precisa Comolli , sia per vini spumanti che tranquilli. Fra tipologie di bolle ed etichette, in grande spolvero le bollicine autoctone di zone non tradizionali, soprattutto nel sud Italia». Nel complesso l'Italia si conferma prima nella produzione mondiale di bollicine (non per valore dove la Francia è sempre leader). «A fine anno prevede Comolli si sfioreranno 870 milioni di bottiglie per un valore di 3,3 mld euro alla produzione e un fatturato mondiale al consumo di 7,3 miliardi di euro. Durante le Feste in tutto il mondo voleranno 225-240 milioni di tappi tricolori».
Sui principali mercati, secondo le elaborazioni dell'Osservatorio del Vino di Uiv su dati NielsenIQ, la situazione resta però di particolare difficoltà in Germania (- 12%) e Regno Unito (- 14%), «mentre negli Stati Uniti si percepisce una inversione di tendenza, grazie anche al favorevole rapporto euro-dollaro che ha assorbito quasi totalmente le fiammate inflazionistiche generate in Italia».


IL MERCATO


A livello mondiale nel 2021 il Prosecco, con 3,6 milioni di ettolitri, ha costituito oltre un terzo del volume globale delle vendite, seguito dal Cava spagnolo (13%) e dallo Champagne (12%). Gli altri spumanti italiani hanno toccato quota 9% e l'Asti un altro 4%. Il Prosecco continua a guadagnare quote di assoluto rilievo. Addirittura in Francia rappresenta il 63% del totale import. «Ma la spinta a volume non basta più commenta Carlo Flamini dell'Osservatore Vini bisogna spingere sul valore, visto che i prezzi medi ormai dimostrano di aver perso la propria spinta, con un saldo quinquennale di appena +0,6%».
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Il Gazzettino