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Il contatore del governo è fermo a luglio. Forse per pudore. Camminava troppo lento. Solo 73 (settantatre) provvedimenti attuativi adottati su 431 previsti dalle norme di legge approvate durante il governo Conte II, quello sostenuto dall'attuale maggioranza di governo giallo-rossa. Insomma, all'ultimo aggiornamento disponibile mancavano all'appello 358 decreti attuativi. E senza contare che c'è ancora da recuperare (sempre secondo il monitoraggio di luglio) il deficit lasciato in eredità dal Conte I, quello della maggioranza giallo-verde: 186 provvedimenti da adottare su 351 totali.
E poi ci sono i 149 nuovi arrivati dell'ultima legge di Bilancio, ancora tutti congelati nei cassetti dei vari ministeri. Dietro i decreti legge che rimandano a decreti ministeriali che per essere operativi devono fare un lunghissimo giro di giostra tra Corte dei conti, consiglio di Stato, concertazioni tra capi di gabinetto, ci sono molte delle misure sbandierate come risolutive dal governo. Ieri ci ha pensato il leader degli industriali, Carlo Bonomi, a dare la sveglia al governo sulla questione, ormai annosa, dei decreti attuativi fantasma.
Confindustria ha chiesto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di «chiarire il gap delle 35 misure attuative non ancora emanate».
IL GAP
Intanto, come ha ricordato Bonomi, il governo fatica a mettere a terra la mole di provvedimenti che adotta. Per scegliere i commissari delle opere pubbliche da accelerare, ci sono voluti sette mesi. E del decreto semplificazioni che ha introdotto questa novità, rimangono da attuare ancora 34 misure. Come la certificazione tramite Scia dell'agibilità degli immobili legittimamente realizzati ma che ne sono sprovvisti. Oppure le semplificazioni per le prefetture per il rilascio della documentazione antimafia.
Ma ci sono ancora 15 provvedimenti attuativi dei decreti ristori dello scorso anno (in attesa che arrivi il prossimo per il quale il Parlamento ha autorizzato uno scostamento di 32 miliardi di euro nei conti pubblici). Manca per esempio, il decreto per le modalità di funzionamento del contributo a favore delle Regioni per i ristori da riconoscere alle categorie soggette alle restrizioni dovute alla pandemia. Così come mancano le regole per i ristori da riconoscere ai Comuni per le minori entrate dovute all'esenzione della Tosap per i commercianti. E nemmeno è stato emanato il decreto atteso per accendere i motori di patrimonio destinato, il fondo da 44 miliardi di euro della Cassa depositi e prestiti per sostenere il rilancio delle imprese ed evitare scalate ostili ai gioelli del made in Italy.
Così come se si allarga lo sguardo all'ultima manovra, mancano praticamente ancora quasi tutti i provvedimenti attuativi dei bonus voluti dal governo: da quello idrico (deve emanarlo il ministero dell'Ambiente), a quello per le auto elettriche, fino a quello per l'acquisto degli occhiali.
Senza contare le indennità per i lavoratori autonomi. Insomma, il prossimo esecutivo, che sia il Conte ter, o un governo con un nuovo premier, si troverà prima ancora di iniziare, a dover portare avanti una pesante eredità di provvedimenti attuativi lasciati nei cassetti dal precedente esecutivo. E dietro ogni decreto mancante, ci sono attese di cittadini e imprese. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino