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Dal 2025 26mila anziani ultraottantenni non autosufficienti, con un livello di bisogno assistenziale gravissimo e con un Isee inferiore a 6 mila euro saranno destinatari della “Prestazione universale”. Vale a dire un assegno mensile di 850 euro. E questo significa che dall’assegno di accompagnamento, attualmente pari a 530 euro, si passerà a 1.380 euro da poter spendere per pagare badanti o assistenti familiari o altri servizi. Sul tavolo del consiglio dei ministri di oggi ci sarà il decreto legislativo in attuazione della delega sulle politiche in favore delle persone anziane. Un provvedimento che torna a Palazzo Chigi dopo i pareri del Parlamento per la sua approvazione finale. Articolato su 17 norme è destinato a modificare profondamente le politiche di welfare in favore dei non autosufficienti. Ed è proprio l’assegno di Prestazione universale il piatto forte del provvedimento.
I FONDI
Si tratta di una sperimentazione di due anni che, se porterà risultati, consentirà di allargare la platea dei beneficiari. Per l’avvio della riforma è stato messa a disposizione una tranche di oltre un miliardo di euro, 500 dei quali (300 nel 2025 e 200 nel 2026) destinati alla Prestazione universale. «Una riforma attesa da 20 anni - riferiscono fonti di governo - dettata dal fatto che siamo la prima nazione in Europa per numero di anziani, e la seconda nel mondo dopo il Giappone».
GLI OBIETTIVI
Tra gli obiettivi del provvedimento c’è quello scongiurare l’isolamento e la solitudine ponendo la casa come il centro di cura dell’anziano.
REQUISITI E SOGLIA ISEE
All’assegno di Prestazione universale, come detto, avranno diritto solo gli over 80, con disabilità gravissima certificata dall’Inps, già in possesso di indennità di accompagnamento e con Isee sino a 6 mila euro annui. Con questi requisiti così stringenti si stima una platea di appena 26 mila beneficiari. Vale a dire appena lo 0,6 per cento dei quasi 4 milioni di anziani non autosufficienti. Numeri bassissimi, come si vede. Tanto che il governo, che in questa prima fase ha deciso di concentrare le risorse su una platea molto ristretta di anziani, sta già valutando la possibilità di aumentare almeno del 20% i fondi. Attualmente gli anziani (over 65) non autosufficienti (con disabilità al 100 per cento) che percepiscono l’indennità di accompagnamento sono 1 milione e 568 mila. Ed è facile stimare che i beneficiari della sperimentazione saranno invece, come detto, 26mila. Questa platea rappresenterà dunque appena l’1,9% dei beneficiari di indennità nel primo anno e solo l’1,2% nell’anno successivo.
GLI ESCLUSI
Non solo. La sperimentazione è focalizzata solo sui disabili gravissimi, persone con forte compromissione fisica o psichica che necessitano di cure continuative 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana. Il numero complessivo dei gravissimi nel nostro paese è stimabile in circa 113 mila. Di costoro, entrerà nella sperimentazione il 26% nel 2025 e il 17% nell’anno successivo. Come a dire che circa un quarto degli anziani afflitti da patologie gravissime, nel corso del biennio sperimentale, sarà escluso. Palazzo Chigi, tuttavia, promette di fare molto di più.
LA LEGGE
«La legge sugli anziani sta arrivando in porto ed è stata finanziata a livello sperimentale perchè la situazione delle risorse è quella che è» ha ammesso la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella aggiungendo che «si tratta di una grandissima proposta perché è davvero la prima che prende in carico l’anziano con un progetto personalizzato in cui si può scegliere. Certo - ha osservato ancora Roccella - la riforma ha bisogno di essere implementata, però intanto l’abbiamo fatta ed inizierà ad essere efficace».
Il Gazzettino