Bialetti a rischio, la storica azienda che ha inventato la moka messa in ginocchio dalle "cialde" e dalle "capsule"

Bialetti a rischio, la storica azienda che ha inventato la moka messa in ginocchio dalle "cialde" e dalle "capsule"
Era il 1919 quando la Bialetti inventò un nuovo modo di fare il caffé a casa con la moka. A distanza di quasi cento anni, il marchio dell'omino con i baffi...

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Era il 1919 quando la Bialetti inventò un nuovo modo di fare il caffé a casa con la moka. A distanza di quasi cento anni, il marchio dell'omino con i baffi rischia di chiudere. E a decretarne la fine sarebbero state proprio le cialde e quel fenomeno delle capsule con i vari aromi, ormai preferite dagli italiani. A dare la comunicazione del grave stato di crisi in cui versa l'azienda è un comunicato emesso dalla società di revisione sul bilancio consolidato semestrale in cui si dichiara «l'impossibilita di esprimere un giudizio» rispetto a una situazione che vede la «moka coi baffi alle prese con alcuni elementi di incertezza che possono determinare l'insorgenza di dubbi circa la continuità aziendale della società».


L'ORIGINE
Erano gli anni Trenta quando veniva pubblicizzata la macchinetta per il caffé con raffigurato proprio il fondatore: Renato Bialetti, l'omino con i baffi. L'idea gli era venuta osservando le donne di Omegna fare il bucato sulle rive del lago d'Orta. E così l'officina fondata dal papà Alfonso per la fusione e la lavorazione dell'alluminio, era diventata la base di lancio per la rivoluzione nella preparazione dell'espresso. La produzione fino al Dopoguerra è rimasta a carattere artigianale, con 70 mila pezzi prodotti ogni anno, poi sono arrivati il cambio di passo, Carosello e quell'omino, disegnato da Paul Campani. Una passione autentica per Renato, il fondatore, così legato alla sua invenzione che quando è morto, nel 2016, ha voluto che le ceneri venissero conservate in una grossa moka. La famiglia Bialetti non fa più parte del gruppo da tempo, da quando, negli anni Novanta è avvenuta la cessione ai Ranzoni di Rondine. Ma resta l'identificazione con quel brand nazionale.

LE CIFRE

«Al 30 settembre Bialetti Industrie Spa registra una liquidità di 520 mila euro e un indebitamento di 40 milioni», è scritto sul sito dell'azienda. Di cui debiti per stipendi relativi ai dipendenti del gruppo non pagati per 590 mila euro. La perdita nel 2018 è di 15,3 milioni di euro, in peggioramento rispetto al rosso di 1,6 milioni dell'anno precedente. Lo scorso 10 ottobre la società ha annunciato che il fondo Och-Ziff Capital investirà in Bialetti 35 milioni di euro nel contesto di una ristrutturazione del debito. Chissà se basterà a superare la crisi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino