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La Banca centrale europea non dovrebbe seguire «ciecamente» la Federal Reserve americana nei suoi maxi-rialzi dei tassi di interesse. Proseguire nei prossimi mesi su questa strada sarebbe un «grave errore». Ad affermarlo è il governatore della Banca d’Italia e membro del board della Bce, Ignazio Visco intervenendo a Firenze al convegno Cesifin. Per la prima volta Visco si schiera chiaramente e apertamente contro il percorso di aumenti draconiani del costo del denaro sul quale si è incamminata la Banca centrale guidata da Christine Lagarde. Fino ad oggi, ad ogni vigilia delle decisioni di Francoforte, a imporsi erano state sempre le voci dei falchi. Come quella della tedesca Isabel Schnabel, inviata da Lagarde al simposio americano di Jackson Hole ad annunciare rialzi consistenti dei tassi di interesse europei. Visco per solito riveste i panni della colomba, ma stavolta ha sfoderato gli artigli del falco “contro”.
Visco: «Troppi rialzi dei tassi, si va in recessione. Grave errore seguire la Fed»
Oggi, ha spiegato, «non vedo alcuna ovvia ragione per legarci le mani con ipotesi di incrementi straordinariamente elevati quali quelli che da alcune parti si leggono».Anzi. Tra le righe dell’intervento del governatore si lascia intendere che il tanto discusso «tasso neutrale», quello cioè che non è né restrittivo e neppure espansivo, sia stato già raggiunto. Secondo le ultime stime, precisa, questo livello dei tassi si collocherebbe tra lo 0,7 e l’1,8 per cento. Siccome con gli interventi di luglio (aumento di 0,50 punti) e quello di settembre (aumento di 0,75 punti) il tasso della Bce è stato già portato all’1,25 per cento, significa che il tasso neutrale «potrebbe anche essere stato già raggiunto dalla Bce» o potrebbe essere «vicino ad esserlo presto».
Fino a che punto dunque, potrebbero essere rialzati i tassi? Difficile dirlo, ma meglio essere prudenti. Il rialzo dei tassi, ha spiegato ancora Visco, non può incidere sullo shock energetico. I prezzi in Europa e in Italia salgono perché il gas e l’elettricità costano moltissimo a causa della guerra in Ucraina. Ma su questa trend le strette monetarie non hanno effetto: anche se i tassi si alzassero di molto, il costo di gas e luce non scenderebbero.
I PASSAGGI
C’è però anche un secondo punto.
LE DIFFERENZE
L’inflazione statunitense è frutto soprattutto di un eccesso di domanda, formata da tante persone che lavorano con redditi crescenti. In Europa la rincorsa dei prezzi dipende per la maggior parte dalla forte impennata dell’energia. Nell’Eurozona i prezzi del gas sono aumentati del 150 per cento fino a oltre 200 euro per Megawattora. Negli Stati uniti, nonostante un aumento del 50 per cento, il gas costa comunque meno di 30 dollari per Megawattora. Non solo. L’inflazione per adesso non sembra comunque fuori controllo in Europa. Certo, la dinamica rimarrà tesa nei prossimi mesi. Ma già calerà intorno al 5 per cento a metà del 2023, per poi scendere rapidamente e in modo persistente su livelli prossimi all’obiettivo della Bce del 2 per cento. Dunque, un «eccessivo anticipo nella normalizzazione dei tassi ufficiali», ha spiegato il governatore, «potrebbe risultare sproporzionato».
Inoltre per Visco sono «ingiustificate» le accuse alla Banca centrale europea di aver ritardato il percorso di normalizzazione della politica monetaria. Chi punta l’indice dovrebbe anche ricordare che le politiche espansive con strumenti non convenzionali, come i tassi sotto zero e il Quantitative easing, hanno permesso all’economia europea di fronteggiare gravi crisi spingendo la crescita economica. Una lezione che in molti già sembrano aver scordato.
Il Gazzettino