Bankitalia, Ue in campo per l'indipendenza: Lega all'attacco sull'oro

Bankitalia, Ue in campo per l'indipendenza: Lega all'attacco sull'oro
La richiesta sulla carta è precisare che la proprietà delle riserve auree gestite dalla Banca d'Italia è dello Stato. Ma la proposta di legge del deputato...

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La richiesta sulla carta è precisare che la proprietà delle riserve auree gestite dalla Banca d'Italia è dello Stato. Ma la proposta di legge del deputato della Lega Claudio Borghi, che vuole appunto dare un'interpretazione autentica e definitiva alla questione giuridica della proprietà dell'oro, ha evocato un'ipotesi che per la verità era già emersa (per poi essere accantonata) anni fa: usare quelle riserve per tamponare i traballanti conti pubblici del Paese o quanto meno risparmiare al governo interventi più impegnativi e impopolari. L'idea è tornata a circolare nelle stesse ore in cui il mancato via libera dell'esecutivo alla riconferma del vice direttore generale di Via Nazionale Luigi Federico Signorini aveva già alimentato la polemica sull'indipendenza della banca centrale, principio a difesa del quale sono intervenuti ieri anche i vertici delle istituzioni europee.


L'OBIETTIVO
In realtà la possibilità di fare ricorso alle 2.452 tonnellate di oro per coprire nuove spese o riduzioni di entrata è del tutto remota per una serie di motivi contabili e giuridici. Ieri lo stesso Borghi (ed anche il leader della Lega Salvini) hanno spiegato che l'obiettivo è più limitato, chiarire appunto che le riserve - la cui valorizzazione è pari a circa 90 miliardi - appartengono allo Stato, visto che le norme lascerebbero qualche dubbio in proposito. Da un punto di vista quantitativo il nostro Paese è il quarto detentore al mondo, dopo la Federal reserve americana, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. In ogni caso non è immaginabile, ad esempio, che una parte di questo patrimonio vada a disinnescare gli aumenti dell'Iva previsti dalle clausole di salvaguardia, visto che il finanziamento dovrebbe essere rinnovato tutti gli anni.

Senza contare che su un mercato particolare come quello dell'oro mettere in vendita quantità così rilevanti provocherebbe un'immediata discesa dei prezzi. E poi va tenuto in considerazione il ruolo della Banca centrale europea, dal momento che in base ai Trattati la gestione delle riserve rientra tra i compiti dell'Eurosistema. Dieci anni fa Francoforte, consultata dal governo italiano, aveva bocciato anche il progetto di un'imposta sostitutiva sulle plusvalenze eventualmente derivanti dalla detenzione dei lingotti, progetto che di conseguenza era stato abbandonato.


Dunque i margini di manovra sull'oro sono praticamente nulli. Resta da capire come si chiuderà la partita sulle nomine nel direttorio di Via Nazionale. Ieri Salvini ha usato toni più concilianti, ribadendo le perplessità sull'operato della vigilanza bancaria ma aggiungendo anche di volersi rimettere a Conte e Tria sul tema specifico delle nomine. Intanto da Bruxelles era partito il fuoco di sbarramento. Scegliendo praticamente lo stesse parole, sia il vicepresidente della commissione Dombrovskis, sia il commissario Moscovici e il presidente dell'Eurogruppo Centeno hanno ricordato che l'indipendenza delle banche centrali è un principio tutelato a livello europeo. Uno scontro aperto tra l'esecutivo e Bankitalia appare quindi meno probabile: alla fine il governo potrebbe accettare di confermare Signorini oppure, in seconda battuta, di allinearsi su un altro nome proposto dal Consiglio superiore della banca centrale.
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Il Gazzettino