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L'Inps continuerà a pagare l'assegno unico per i figli senza la necessità di dover ripresentare una nuova domanda. Ma per ottenere l’importo “pieno” del sostegno ai figli, sarà invece necessario aggiornare l’Isee, l’indicatore di ricchezza della famiglia. Chi non aggiorna l’indicatore sintetico della situazione economica attraverso la presentazione di una Dsu (la dichiarazione sostitutiva unica) all’Inps, continuerà a percepire l’assegno unico per i figli ma calcolato al suo valore “minimo”. Sono alcune delle indicazioni contenute nella nuova circolare attuativa dello strumento diffusa dall’Istituto nazionale di previdenza. Un provvedimento molto atteso, dopo che il governo Meloni con l’ultima legge di Bilancio, ha aumentato alcuni importi dell’assegno unico. Innanzitutto, a partire dal primo gennaio di quest’anno, l’importo per i figli a carico che hanno meno di un anno, è stato aumentato del 50 per cento. Per esempio, spiega l’Inps nella sua circolare, per una famiglia con un Isee di 15 mila euro e due figli a carico, il secondo dei quali minore di un anno, riceverà per quest’ultimo un assegno unico di 283,80 euro al mese invece che di 175 euro come previsto con il vecchio sistema.
Assegno unico, la maggiorazione
La stessa maggiorazione del 50 per cento, viene riconosciuta anche ai nuclei con tre o più figli ma solo per i bambini compresi tra uno e tre anni di età. E a patto però che la famiglia abbia un Isee massimo di 43.240 euro. Quest’ultimo importo era fino allo scorso anno di 40 mila euro, ma è stato aggiornato dall’Inps che lo ha adeguato all’inflazione. Anche in questo caso la circolare dell’Inps riporta un esempio pratico per far comprendere la novità. Il caso riportato è quello di una famiglia con tre figli, uno di 25 anni, uno di 14 e uno di due anni. E un Isee di 25 mila euro. In questo caso al primo figlio non spetta nessun assegno, avendo superato la soglia dell’età che ne dà diritto. Al secondo figlio spettano 144,9 euro mensili, mentre al terzo figlio spettano 217,35 euro.
La novità
La terza novità introdotta con la manovra di Bilancio dello scorso anno, e che viene attuata dalla circolare dell’Inps, è l’aumento della maggiorazione per i nuclei con più di quattro figli. Il “bonus” per il nucleo viene aumentato del 50 per cento. Anche in questo caso è di aiuto un esempio concreto. Il caso considerato è quello di una famiglia con quattro figli, nessuno dei quali disabile. Il primo figlio ha 20 anni ed è uno studente, il secondo ha 18 anni e ha un suo reddito da lavoro, il terzo figlio ha 14 anni e l’ultimo è nato nel 2023. Il primo figlio, che ha meno di 21 e vive ancora con i genitori, ha diritto a un assegno di 63,3 euro al mese. Il secondo, essendo un lavoratore con un suo reddito, non percepisce nessun assegno, mentre al terzo figlio, il quattordicenne, spettano 188,3 euro al mese. Per il quarto figlio l’assegno percepito è di 253,15 euro al mese. Tenuto conto della presenza di quattro ragazzi nel nucleo familiare, scatta la maggiorazione per le famiglie numerose che dà diritto di percepire, da quest’anno, altri 150 euro mensili.
I termini
Si tratta, ovviamente, solo di alcuni esempi. L’assegno unico varia, infatti, al variare dell’Isee e all’età dei figli. Per quanto riguarda l’indicatore sintetico della situazione economica, come detto, deve essere aggiornato per ottenere l’assegno “pieno”. Chi non lo fa, otterrà dall’Inps solo l’importo base. Per aggiornare l’Isee ci sarà tempo fino al 30 giugno prossimo. Se entro quella data l’aggiornamento sarà stato effettuato, l’Inps pagherà anche tutti gli arretrati (la differenza tra l’importo dovuto e quello “minimo” percepito). Ma chi sforerà il termine del 30 giugno per aggiornare l’Isee, perderà il diritto a ottenere gli arretrati.
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Il Gazzettino