È un cantiere aperto anche quello dell'assegno unico per la famiglia (ma la definizione più corretta è assegno universale) che a partire dal 2021 dovrebbe...
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PUNTI DA DEFINIRE
In realtà allo stato attuale ci sono molti punti tecnici ancora tutti da definire e il lavoro preparatorio si presenta tutt'altro che semplice. Allo stesso tempo però l'esecutivo sembra volersi attestare su un impegno politico abbastanza chiaro: garantire non solo la pur necessaria semplificazione (un solo iter al posto delle attuali domande e certificazioni da presentare) ma anche - per ciascuna famiglia - un vantaggio economico con il futuro schema rispetto alla somma degli attuali benefici. Dunque, non solo nessuno ci dovrà perdere ma tutti alla fine dovrebbero ricevere almeno un piccolo importo in più.
Il primo nodo da sciogliere riguarda il percorso legislativo. Attualmente è fermo alla Camera un disegno di legge (Atto 687) che ha come primo firmatario Graziano Delrio e mira allo stesso obiettivo: la razionalizzazione dell'attuale sistema di sussidi. Su quel testo molto lavoro è stato fatto, tra dibattiti politici e audizioni tecniche. Ma la legge di bilancio prevede un apposito disegno di legge collegato del governo, per cui bisognerà decidere come passare da un testo all'altro, tendenzialmente evitando di ripartire da zero. Poi c'è ovviamente il nodo delle risorse: quelle che oggi finanziano i vari strumenti di sostegno valgono circa 25 miliardi l'anno, secondo la valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Bisognerà decidere quali trattamenti in vigore cancellare e con quale tempistica. Un punto (che è anche politico) sembra essere assodato: il nuovo assegno non dovrà interferire con il reddito di cittadinanza voluto dal Movimento Cinque Stelle: il relativo finanziamento resterebbe quindi intatto e i nuclei che hanno diritto percepirebbero entrambi i sussidi.
LA MANOVRA
Sempre con la manovra è stato definito un apposito fondo di poco più di un miliardo, destinato a crescere a 1,2 dal 2022. Per il 2021 queste risorse serviranno anche a finanziare il bonus bebè nella versione prorogata e il buono (divenuto più consistente) per gli asili nido: al netto di queste voci resterebbero circa 400 milioni che sono quindi il primo pezzo della dote aggiuntiva. Quale sarà l'importo base del nuovo assegno? Al momento su questo punto sono ancora in corso molte simulazioni; nell'ambito del ddl Delrio era stata ipotizzata una somma di 240 euro al mese per ciascun figlio fino ai 18 anni, destinata a scendere a 80 tra i 18 e i 26. Ma questo sarà probabilmente uno degli ultimi aspetti a essere definito.
Intanto quest'anno resta il bonus bebè, che andrà a tutti i nuovi nati. Le famiglie entro i 7 mila euro di Isee avranno 160 euro al mese, quelle tra 7 mila e 40 mila euro ne avranno 120, mentre chi supera questa soglia potrà comunque contare, per la prima volta, su 80 euro al mese. L'assegno, esentasse, sarà erogato per 12 mesi per ciascun figlio, e salirà del 20% dal secondo figlio. Quanto alla frequenza degli asili nido, il buono prevede tre fasce in base all'Isee: fino a 25 mila euro il voucher arriverà a 3 mila euro, si fermerà a 2.500 euro per quelle tra 25 mila e 40 mila euro, e resterà come era lo scorso anno a 1.500 euro, per tutte le altre. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino