Apple e Fiat potrebbero essere costrette a restituire decine di miliardi di tasse non pagate grazie agli accordi fiscali raggiunti con Irlanda e Lussemburgo, dopo che la...
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IL MECCANISMO
Il meccanismo utilizzato dalle multinazionali è sostanzialmente lo stesso: dopo aver ottenuto dai governi l'impegno di un trattamento di favore, Apple, Fiat e Starbucks avrebbero spostato i loro ricavi verso il paese con regimi fiscali più favorevoli. Le decisioni delle autorità fiscali irlandesi «in favore del gruppo Apple» del 1991 e 2007 «costituiscono un aiuto di Stato e la Commissione non ha indicazioni per dire che sia compatibile con il mercato interno», si legge nella lettera di 21 pagine indirizzata all'Irlanda.
Gli accordi che Dublino e Apple hanno «negoziato» per calcolare la base imponibile hanno permesso al colosso di Cupertino di ottenere uno sconto fiscale «selettivo» rispetto alle altre imprese. Anche nel caso di Fiat l'accordo stipulato con il Lussemburgo nel 2012 di fissazione dei prezzi fatturati per le transazioni tra le entità dello stesso gruppo «ha per effetto di ridurre l'onere» fiscale che la filiale del gruppo «dovrebbe normalmente sostenere nell'esercizio della sua attività», dice la Commissione nella lettera di 33 pagine. Per Starbucks, la missiva al governo olandese non è stata ancora pubblicata.
Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, le parti avranno un mese per inviare le loro osservazioni. Ma l'inchiesta della Commissione potrebbe durare anni prima della decisione finale.
LA DIFESA
«Il nostro successo in Europa e in tutto il mondo è il risultato di duro lavoro e innovazione da parte dei nostri dipendenti, non deriva da alcun accordo speciale con il governo» irlandese, ha risposto Apple in una nota. «Non abbiamo ricevuto alcun trattamento particolare» e «siamo soggetti alle stesse leggi fiscali che si applicano a innumerevoli altre aziende che operano in Irlanda», ha detto Apple. Fiat, per contro, non ha voluto reagire. Ma in una nota dell'11 giugno aveva escluso di aver «mai ricevuto» un trattamento di favore. «I tax ruling sono una normale pratica diretta a chiarire in anticipo il trattamento di questioni fiscali internazionali ed è del tutto normale che le società si attivino per ottenere chiarimenti ufficiali prima di intraprendere operazioni complesse», aveva spiegato Fiat. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino