Patuelli: «La vigilanza unica Bce ostacola le fusioni bancarie. Troppe richieste di nuovo capitale»

Patuelli: «La vigilanza unica Bce ostacola le fusioni bancarie. Troppe richieste di nuovo capitale»
ROMA «Il 2017 vedrà un numero ridottissimo di gruppi bancari e banche indipendenti in Italia a seguito delle riforme nazionali, ma ostacolate dalla Vigilanza unica...

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ROMA «Il 2017 vedrà un numero ridottissimo di gruppi bancari e banche indipendenti in Italia a seguito delle riforme nazionali, ma ostacolate dalla Vigilanza unica che spesso chiede capitali supplementari per le nuove aggregazioni che sono state sfavorite anche dall’anacronistica sopravvivenza nostrana dell’Iva». È quanto ha affermato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel suo discorso alla 92esima giornata del Risparmio dell’Acri. «Occorre rimuovere il continuo terremoto internazionale di requisiti patrimoniali delle banche: l’incertezza del diritto ostacola i piani di sviluppo e l’operatività delle imprese bancarie e di ogni altro genere», ha quindi aggiunto. E ancora: «Le banche, con tante differenze, sono state indebolite dalla crisi in tutta Europa, mentre la sperimentazione biennale della Vigilanza unica non sta rappresentando una svolta per la ripresa, ma appesantisce misure che da prudenziali si trasformano paradossalmente in ulteriore incertezza per le banche stesse che, invece, necessitano di maggiore redditività».


Un duro attacco, quello di Patuelli, peraltro non il primo, contro l’attività oggettivamente punitiva che la Vigilanza Bce, guidata da Danièle Nouy, sta esercitando nei confronti del sistema bancario italiano. Quanto ai problemi interni al sistema del credito, Patuelli ha dichiarato di «apprezzare le assicurazioni del governo» sulle risorse per gestire gli esuberi del settore bancario, ricordando come sia l’Abi che i sindacati ritengono che «i fondi esclusivamente bancari finora altrimenti utilizzati, siano indirizzati al sostegno delle uscite volontarie». Si ricorda che in discussione c’è un provvedimento in manovra che assegna risorse complementari al fondo esuberi di categoria per agevolare le uscite nei prossimi tre anni. E ancora: «L’Italia non è in retroguardia nelle riorganizzazioni bancarie. I dati del 2015 sono molto superati: in questi mesi del 2016 le scelte dolorose, come le chiusure di filiali, sono state superiori ad ogni aspettativa».


Peraltro, ha concluso, «in Europa le filiali bancarie non sono uguali: in Italia sono in minor numero che in Germania, Francia e Spagna, mentre sono più numerose che in Gran Bretagna che, però, ha una media di ben 40 dipendenti per filiale, il quadruplo della media italiana: il totale dei bancari britannici è più che doppio di quello italiano, con popolazioni equivalenti». 
L. Mar. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino