4 marzo 2018, un anno dopo: lotta alla povertà ma senza crescita, così l'Italia arretra

4 marzo 2018, un anno dopo: lotta alla povertà ma senza crescita, così l'Italia arretra
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalle elezioni di un anno fa. E non solo perché all'inizio del 2018 c'erano tutti i segnali di un'economia che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalle elezioni di un anno fa. E non solo perché all'inizio del 2018 c'erano tutti i segnali di un'economia che riprendeva quota, tra competitività, investimenti e accesso delle imprese al mercato, mentre ora siamo in recessione tecnica e nessuno è in grado di dire se riusciremo a mantenere il segno più nel 2019. Anche le promesse del governo giallo-verde, giocate su temi fortemente popolari come la lotta alla povertà e al lavoro precario, non sembrano aver avuto troppa fortuna. Reddito di cittadinanza, decreto dignità e Quota 100, oltre a essere stati bocciati dall'Europa, sembrano convincere poco anche gli elettori, a giudicare dai sondaggi. Nel frattempo l'economia italiana ha preso una piega non prevista.


4 marzo 2018, un anno con Di Maio e Salvini: cronistoria del governo giallo-verde

Brexit e guerra commerciale Usa-Cina si sono fatte sentire, così come il rallentamento di Paesi come la Germania dai quali tanto dipende il nostro export. Ma non c'è solo questo. Lo scontro con l'Europa e le devastanti dichiarazioni sulla fuga dall'euro tra l'esito delle elezioni e la difficile formazione del governo, hanno rotto la ritrovata luna di miele tra l'Italia e lo spread, che pure subito dopo il voto aveva mantenuto un certo aplomb. Formato il governo, gli argini di quell'equilibrio attorno a quota 100 si sono definitivamente rotti. I fari sul debito, che nel frattempo cresceva invece di calare, hanno reso ancora più stretti i margini di manovra della Legge di bilancio. Sicché tra ottobre e novembre lo spread ha proseguito la sua corsa fino 330.


Secondo la Fondazione Hume, tenendo conto del crollo del mercato azionario italiano (-16%) e della caduta del valore dei titoli di Stato posseduti da residenti in Italia e del deprezzamento delle obbligazioni aziendali, dall'1 marzo al 19 ottobre sono stati bruciati virtualmente 198 miliardi (oltre il 10% del Pil) di cui 107 dall'insediamento del governo. Una cifra che non tiene conto dei Btp detenuti dalla Banca d'Italia e dagli investitori esteri, altrimenti il conto cresce a quota 305 miliardi. Da allora le acque si sono un po' calmate e lo spread Btp-Bund si è attestato attorno a quota 260. Ma, per un Paese che ha pochi strumenti di difesa e un debito elevatissimo come il nostro, il livello è ancora troppo alto per scongiurare l'aggravamento della crisi.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino