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Un violino di datazione e paternità incerte, custodito in una soffitta, si rivela un capolavoro di Giuseppe Guarneri (1666-1740 ca.) esponente della grande famiglia di liutai cremonesi. La scoperta è partita dall'esame di una foto inviata tramite WhatsApp a Mauro Bernabei dell'Istituto di bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe). Uno scatto ma sufficiente al ricercatore per esaminare il manufatto con la dendrocronologia - tecnica di datazione del legno basata sulla misurazione degli anelli di crescita degli alberi- e quindi confermarne la datazione e l'autenticità. Il violino, che giaceva nella soffitta di una casa privata, da semplice manufatto antico ha acquistato un valore economico notevolissimo.
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«La dendrocronologia oltre alla datazione, può aiutare a identificare la provenienza del legno e fornire dettagli tecnici sulla larghezza e regolarità degli anelli», spiega Bernabei. I risultati dell'indagine sono pubblicati sulla rivista «Heritage Science».
La svolta è arrivata con l'analisi degli anelli di accrescimento del legno. «L'ultimo anello presente sulla tavola armonica si data con certezza all'anno 1696, corrispondente al periodo d'oro della liuteria classica cremonese - precisa Bernabei - In un secondo momento, il confronto con gli anelli di accrescimento misurati su uno strumento di attribuzione certa e documentata ha consentito di ipotizzare l'attribuzione del violino a Giuseppe Guarneri filius Andreae, padre del famoso Guarneri del Gesù.
Le ricerche sono state poi approfondite da un punto di vista tecnico e stilistico grazie anche all'aiuto di esperti di caratura internazionale che hanno confermato la scoperta», continua il ricercatore Cnr-Ibe. Inoltre il confronto diretto con altri strumenti dello stesso liutaio ha consentito di individuare un violino 'gemello' anch'esso di proprietà privata, costruito con certezza da Giuseppe Guarneri, identico in tutto e per tutto: caratteristiche costruttive e uso di legno dagli stessi tronchi. In genere i liutai, ora come allora, selezionavano i propri legni seguendo regole precise: assenza di nodi, deviazioni di fibratura o altri difetti, e generalmente provenienti da boschi d'alta quota.
«Una volta trovato il pezzo giusto, essi continuavano a usare legno dalla stessa provenienza, possibilmente dalla stessa partita di legname e a volte, come abbiamo visto, anche dalla stessa pianta - conclude Bernabei - L'insieme di queste caratteristiche consentono alla dendrocronologia di ottenere di solito risultati significativi nello studio degli strumenti musicali, dimostrandosi in grado talvolta di trasformare un violino dal valore incerto in un pezzo da museo».
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