Il corpo d'attrice come testimone, traghettatore di pulsioni, emozioni. Materia plasmabile da addestrare, domare, sedurre. Sullo schermo o sul palco. Sonia Bergamasco...
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La sua prima regia nel nome della Duse.
«Che emozione, sono ancora in fase di preparazione. La Duse è una figura d'artista che mi ha sempre ispirato sin da quando seguivo la scuola di teatro. Di lei ci sono foto, lettere, copioni, c'è tanto di scritto, e solo un film, "Cenere". Malgrado questo, per me e per tante artisti, è stato un motore attivo di energia creativa. Mi piaceva l'idea di raccontare il mestiere dell'attore e dell'attrice attraverso questa figura».
Girerete ad Asolo?
«Sì, è un luogo da raccontare, insieme a Chioggia, luogo fondamentale per la origini della sua famiglia. Asolo ha una forte importanza simbolica nel percorso di attrice di Eleonora».
Come si avvicinerà alla Duse?
«Non ne farò un santino. Sarà un modo, attraverso di lei, per parlare del presente. La Duse è un personaggio che non ha bisogno di celebrazioni, ha segnato un' epoca».
Dal libro "Un corpo per tutti" alla sua riflessione su Isadora Duncan e ora la Duse: una lunga riflessione sul mestiere.
«È vero: forse è questo momento della vita. C'è uno sguardo curioso su ciò che sto facendo da tanti anni, su questo lavoro che è qualcosa di più di un lavoro, perché coinvolge la vita intera. E' anche un atto d'amore».
E cosa ha imparato?
«Il desiderio di sottrarre per cercare l'essenziale. Cercare di aderire alla propria immagine, al proprio corpo intero».
Il Quaderno com'è nato?
«Ho cominciato quando avevo circa 15 anni. Ho iniziato a scrivere "in poesia" probabilmente perché il suo respiro deriva da quello musicale. E la musica è stata la mia prima lingua. Le parole che compongono tutte le parti del Quaderno sono diverse tra di loro, si passa dalla filastrocca alla prosa poetica, dall'elegia al sogno, per creare una sorta di piccolo viaggio con un proprio ritmo interno. La scrittura la penso sempre come materiale solido, come qualcosa che ha una concretezza carnale, probabilmente perchè vivo la parola nel mio mestiere».
E "Un corpo per tutti" dove nasce?
"È stata una commissione, in realtà: parlando con Ernesto Franco di Einaudi, sentivo da parte sua il desiderio di realizzare un libro che parlasse del mio mestiere, ma con uno sguardo rivolto a tutti, anche a chi ha curiosità di capire. Un manuale al femminile che si aprisse ad alcuni temi che attraversano il mestiere dell'attrice. Il libro esce il 21 e sono molto emozionata. L'ho accolto cercando di capire come avrei potuto trovare la via giusta: è l'ho capito proprio grazie al film che sto creando sulla Duse».
Dopo "Chi ha paura di Virginia Woolf " tornerà a lavorare con Latella.
«Sì, nella "Locandiera", sono molto contenta. Con Antonio, ci siamo trovati in tutto».
Lei spazia da teatro, cinema e tv: quanto conta l'istinto nelle sue scelte?
«Conta sempre di più. E poi c'è il desiderio di raccontare cose che per me sono necessarie».
Lei è anche musicista, la musica è " la prima lingua".
«Vero, ne parlo anche nel libro. La musica ha qualcosa a che vedere con il mio mestiere, organicamente. E' sempre presente in ogni mio momento, e mi rendo conto che è la lingua che attraversa tutto quello che faccio. E' primaria, è un respiro, è ascolto. È scritto nel mio dna».
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Il Gazzettino