Simona Ventura accusata di evasione fiscale per 500mila euro, il pm: «Ha smesso di pagare»

Simonta Ventura «ha smesso di pagare» il debito tributario e ha perso «il beneficio della rateizzazione». Lo ha fatto presente ieri in aula il pm di Milano...

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Simonta Ventura «ha smesso di pagare» il debito tributario e ha perso «il beneficio della rateizzazione». Lo ha fatto presente ieri in aula il pm di Milano Silvia Bonardi, depositando una nota dell’Agenzia delle Entrate, nel processo milanese a carico della conduttrice tv accusata di evasione fiscale per circa 500mila euro. «Non è stata in grado di andare avanti», ha spiegato un commercialista, consulente della difesa che, rispondendo agli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, legali di Ventura, ha parlato di un «accertamento “cattivo”» da parte della Guardia di Finanza.

 
Il pm in aula ha ricordato che sul fronte amministrativo-tributario Simona Ventura aveva dato l'ok ad un «accertamento con adesione» dell'Agenzia delle Entrate e con un piano di rateizzazione aveva iniziato a risarcire il debito. Poi, però, l'Agenzia delle Entrate, con una nota del 16 ottobre scorso, depositata oggi al giudice Sandro Saba, ha spiegato alla Procura che l'ex conduttrice di 'Quelli che il calciò e dell'Isola dei Famosì ha smesso di pagare »il 31 maggio« scorso.

«Non è stata in grado di andare avanti», ha spiegato un commercialista, consulente della difesa, rispondendo ad una domanda del pm. Lo stesso consulente, rispondendo in precedenza alle domande degli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, legali di Ventura, ha parlato di un «accertamento "cattivo" da parte della Gdf in questa indagine. Secondo l'inchiesta, tra il 2012 e il 2015 la conduttrice avrebbe fatto confluire parte dei suoi ricavi e addebitato parte dei costi (anche per 80 t-shirt e per spese di trucco) ad una società, la Ventidue srl, quando, invece, avrebbe dovuto computare tutto, sia le entrate che le uscite, nella sua dichiarazione dei redditi come persona fisica. Da qui l'accusa di »dichiarazione infedele dei redditi».

In particolare, al centro dell'indagine ci sono i compensi relativi ad alcuni contratti, siglati soprattutto con emittenti televisive, sullo sfruttamento dei diritti di immagine per la sua attività professionale. Contratti cosiddetti 'sdoppiatì, molto comuni nel settore soprattutto fino a qualche anno fa, con una porzione dei compensi pagata direttamente agli artisti e un'altra parte a società a loro riconducibili. Per un avvocato che si è occupato di questi contratti, sentito come teste della difesa, la conduttrice, però, «non era a conoscenza degli aspetti fiscali».


Un'altra commercialista, sempre testimone, ha chiarito, in sostanza, che è normale che la società (per l'accusa 'fittizià) che si occupa dei diritti di immagine dell'artista si accolli «questo tipo di costi». Nella prossima udienza del 18 marzo verrà ascoltata una collaboratrice di Ventura (testimonianza richiesta dal pm e accordata dal giudice) e poi il 13 maggio, dopo dichiarazioni spontanee dell'imputata, le conclusioni delle parti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino