Sabrina Ferilli e la Titanus in causa per 700.000 euro: lite per due serie tv mai girate

Sabrina Ferilli ritiene di non essere stata lei a far 'saltare' le due fiction targate Titanus e chiede l'intero compenso pattuito di circa 714mila euro anche se il...

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Sabrina Ferilli ritiene di non essere stata lei a far 'saltare' le due fiction targate Titanus e chiede l'intero compenso pattuito di circa 714mila euro anche se il lavoro è sfumato;  la società di produzione all'opposto chiede all'attrice romana la restituzione dei circa 55mila euro pagati come anticipo. Continua la causa tra la casa di produzione cinematografica Titanus e Sabrina Ferilli per l'inadempimento del contratto relativo a due serie televisive che non sono mai state realizzate. La responsabilità è rimpallata da entrambe le parti in lite a colpi di ricorsi e avvocati ed è finita all'attenzione della magistratura. Adesso anche della Cassazione (verdetto 15530 depositato oggi). 


Sull'acconto, la Cassazione ha stabilito che la questione può essere decisa anche se è pendente, proprio davanti alla Suprema Corte, la parte più corposa di questo affaire, quella sull'intero cachet. I supremi giudici, dando ragione ai legali della Titanus, sono stati dell'idea che non è necessario attendere l'esito della causa maggiore per decidere se Ferilli deve o meno restituire l'anticipo. Così la tranche minore della contesa è stata rinviata al Tribunale di Roma «per la prosecuzione del giudizio». Prossimamente, invece, la Cassazione dovrà stabilire se confermare la sentenza della Corte di Appello di Roma che nel 2016, ribaltando il verdetto di primo grado, aveva accertato «l'inadempimento di Ferilli» dichiarando la «risoluzione del contratto» e condannando l'attrice «a restituire l'acconto», e a dire ciao ai 714mila euro. Nell'attesa che la Suprema Corte decida di chi è stata la colpa per le fiction mai nate, la Titanus nel 2017 ha ottenuto un decreto di ingiunzione per recuperare l'acconto. Ma il provvedimento forzoso, su istanza dei legali della Ferilli, avvocati Domenico Scordino e Salvatore Napolitano, è stato sospeso dal Tribunale di Roma che aveva ritenuto «pregiudiziale» attendere il verdetto decisivo della Cassazione che vede in ballo il corposo cachet. Ora però, ai giudici di merito è stato ordinato di risolvere la 'faccendà acconto senza più indugiare. Per il resto, bisogna aspettare.
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Il Gazzettino