Una mattina di due anni fa, i nostri cuori si fermarono per un istante. Un lungo, interminabile istante. Robin Williams, uno dei più grandi attori di sempre, icona della...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'hashtag #RobinWilliams è in tendenza: molte le foto, i rip, le citazioni dei suoi film. Non un accenno al dolore di un'infanzia tormentata, a quegli amichetti che lo prendevano in giro perché amava stare solo invece di socializzare, alla famiglia che non si accorgeva che quel ragazzino aveva una sensibilità superiore, un talento puro. Che faticava a sbocciare.
La definzione di clown triste, classica quanto abusata, in realtà gli calzava a pennello. Affogava le sue ombre nell'alcol, nelle droghe. Ne usciva, ricominciava. Tra un film e l'altro, amava. Si dava tutto. Ai fan, ai figli, agli amici. Gli chiedevano di ridere, per strada, al bar, al ristorante. Di fare ridere. Robin eseguiva. La battuta nel sangue, ma la malinconia negli occhi. Un binomio micidiale. Che nel tempo l'ha logorato. Il successo, i cachet milionari, i copioni che arrivavano a iosa, non bastavano a placare le sue angosce, le sue ansie, le sue paure. Capolavori come Patch Adams, Will Hunting, L'Attimo fuggente, Mrs. Doubtfire sono un'eredità incancellabile. Racconti, poesie, lezioni. Che ci porteremo dietro, come se fosse ancora tra noi. Dentro di noi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino