L'omaggio di Roberto Ottaviano a Lacy: "Un grande innovatore"

Il sassofonista Roberto Ottaviano
MARGHERA «Steve Lacy ha reinventato il sax soprano ispirandosi, soprattutto, alla lezione Sidney Bechet. Con questo strumento ha introdotto anche suoni nuovi e particolari...

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MARGHERA «Steve Lacy ha reinventato il sax soprano ispirandosi, soprattutto, alla lezione Sidney Bechet. Con questo strumento ha introdotto anche suoni nuovi e particolari attingendo da varie culture». Roberto Ottaviano è considerato uno dei più celebri allievi del sassofonista statunitense scomparso ormai 15 anni fa. Giovedì sera il musicista barese, nell’aprire la rassegna proposta dal circolo Caligola “Fare musica” che dura per tutto questo fine settimana, ha così dedicato un intenso set al Vapore di Marghera imperniato sulla musica del suo maestro. 


«Lacy  fa parte di quella generazione di innovatori arrivata dopo i grandi classici - spiega Ottaviano - figure centrali nello sviluppo del jazz come, ad esempio, Gil Evans e Thelonious Monk che con lui hanno dato vita alla modernità. Era affascinato dalla storia dell’arte e anche dalla letteratura, tutta la sua musica è influenzata dall’Europa. Proveniva da una famiglia ebraica originaria della Russia e negli Stati Uniti aveva deciso di modificare il cognome».

Il concerto, che inizialmente prevedeva anche la presenza del percussionista Andea Centazzo, è stato quindi un emozionante omaggio ad un artista decisivo per capire i percorsi meno conosciuti della storia della musica di matrice neroamericana. «Quando analizzo gli spartiti di Steve - ha infatti aggiunto Ottaviano che è anche responsabile del dipartimento del jazz al conservatorio di Bari - è come viaggiare su una mappa piena di riferimenti alla letteratura e alla musica europea. A me Steve ha offerto una chiave di lettura che mi è servita per suonare il soprano». Il sax di Ottaviano si è quindi spinto nelle trame più impegnative di Lacy, spaziando tra l’improvvisazione e gli schemi più innovativi che solo questo tipo di strumento, soprattutto quando non ha il supporto della band, riesce a garantire. Tra respiri, sfumature e improvvise accelerazioni.


«Bisogna stare sempre sul confine con l’ignoto - diceva infatti l’indimenticabile Lacy - pronti al salto» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino