Roberto Bolle: «Ho 45 anni, quindi sto per andare in pensione»

Roberto Bolle
«Sospensione è una parola bellissima nella danza e nella vita: essere sospesi, al di sopra delle cose. La sospensione è fondamentale per il ballerino: noi...

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«Sospensione è una parola bellissima nella danza e nella vita: essere sospesi, al di sopra delle cose. La sospensione è fondamentale per il ballerino: noi cerchiamo il ballon, che è quasi un'illusione di sospensione in aria. E' frutto di grande sforzo tecnico, ma dev'essere all'apparenza molto facile. Dare l'idea di potersi librare in aria, anche soltanto per un secondo».

 

Roberto Bolle a Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo dello spettacolo di Sky TG24. L'intervista è l'occasione per ripercorrere la strabiliante carriera dell'étoile, ora in libreria con Parole che danzano, una sorta di vocabolario di termini che hanno dato e danno senso alla sua vicenda artistica, personale e umana. Ricordo - racconta Bolle - quando è arrivata la lettera in cui si diceva che ero stato preso alla scuola della Scala: è stato un momento molto importante, perché ti cambia la vita. Il futuro cambia completamente, è qualcosa che ti segna in maniera unica.

Che la danza sarebbe stata la sua vita, del resto, è una cosa di cui Bolle si rese conto già quando era molto giovane: avevo cinque o sei anni - ricorda - , ero a casa e ballavo da solo davanti alla televisione. Era qualcosa che sentivo, un mio modo di esprimermi. Il modo che trovavo per liberarmi ed esprimere le mie emozioni, invece di usare la parola. Ero un ragazzo timido e riservato, nella danza mi sentivo libero di esprimere queste emozioni».

La stella ha scherzato anche sul suo futuro di pensionato: i ballerini vanno in pensione a 47 anni - spiega -. Io ne ho 45, quindi sto per andare in pensione, andrò in pensione ad aprile 2022. Secondo me è un buon compromesso: fa strano dire che a 47 anni qualcuno vada in pensione, come età umana si è giovani, ma come età tersicorea in realtà non si è più così giovani. Iniziamo a ballare a livello professionistico quando abbiamo 19 anni ed entriamo in compagnia. Iniziamo la scuola quando abbiamo 11 anni, adesso sono trent'anni che faccio questo lavoro e che spingo il mio fisico al massimo, ad altissimi livelli, chiedendo ogni giorno di più. Ma finché il fisico me lo consentirà andrò avanti, assicura.

Durante il colloquio non manca un pensiero per l'effetto che la pandemia sta avendo su tutte le arti e anche sulla danza: Il mondo dello spettacolo dal vivo - ricorda - è colpito: chi è davanti, ma soprattutto i tantissimi lavoratori che stanno dietro, le tante famiglie che vivono di questo. Sono migliaia di persone in situazioni veramente drammatiche, tanti spettacoli sono cancellati per mesi, non è una situazione a breve termine, ma a lungo termine. Nella danza in questo momento la parte del contatto fisico è quella che manca. Per tutti, ma per un ballerino ancora di più. Siamo abituati ad avere una fisicità molto importante. Dover rinunciare a questa parte, limitarla al massimo, è necessario ma altrettanto difficile. Spazio anche alla leggerezza e all'ironia quando Bolle prova a valutarsi in una sorta di pagella delle diverse danze: Nel valzer potrei arrivare anche a un otto. Tango? Direi un otto anche lì. Lo Swing l'ho fatto, ma lì andiamo a un sette. La danza classica? Lì facciamo nove. Dieci no, non si può.

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Il Gazzettino