Roberto Benigni mattatore della cerimonia per i David di Donatello al Quirinale. «Sono qui come portavoce del Partito del cinema italiano, del Pci. Ha tutta la mia stima -...
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«Quest'anno un premio speciale è stato attribuito a un uomo che ha saputo farci sognare: mi permetta signor presidente di presentarle Roberto Benigni», ha detto Montaldo, che prima di lasciare la parola a Benigni ha voluto ringraziare il ministro Dario Franceschini «per essere sempre, attivo e competente, accanto al nostro mondo».
Benigni ha premesso subito di non volere chiedere niente a nome della categoria: «Gli artisti non hanno diritti hanno solo doveri. Non voglio sentire parlare di crisi. Il cinema non è mai stato così in salute», ha sottolineato Benigni prima di ricordare che il mondo del cinema è tutelato da ben tre articoli della Costituzione: «L'articolo 9, l'articolo 21 («un articolo che ci ha liberato dalla paura di pensare») e il 33, tre articoli meravigliosi di cui siamo grati alle nostre madri e ai nostri padri costituenti». Poi, dopo aver ricordato alcuni dei più grandi registi della storia del cinema, da Rossellini a Fellini, Benigni ha parlato del cinema come veicolo di «felicità» e antidoto a «questo mondo basato sull'ignoranza e sul conformismo, in cui nessuno sa più chi è».
«La perdita d'interesse per il cinema è una perdita di felicità - ha detto Benigni - senza ci rimangono solo icorpi... il 2000 tanto atteso si è rivelato il secolo dei corpi... Dobbiamo fermarci e permettere alle nostre anime di raggiungerci», ha detto Benigni suscitando un enorme applauso. «Il cinema fa bene alla salute: uno dovrebbe andare in farmacia e pendere 5 milligrammi di '8½'...», ha concluso Benigni prima di salutare Mattarella e ricevere la standing ovation di tutta la platea di addetti ai lavori presenti al Quirinale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino