«Cerco di riprendere qualcosa che attrae il mio bizzarro senso estetico». E di spunti curiosi ce ne sono stati parecchi nel concerto che Michael Nyman ha tenuto in un...
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In questo tour, infatti, il compositore inglese abbina la sue celebri composizioni, in gran parte racchiuse nel progetto “Piano sings”, con i filmati che lui stesso realizza nei momenti di svago in giro per il mondo. L’abbinamento risulta azzeccato anche perché la scelta dei temi è davvero particolare. Nyman, che sostiene di avere una “mente distratta ma ostinata”, filma la preparazione del terreno della corrida, le foto segnaletiche in bianco e nero, i giocatori di morra e i vagoni ferroviari aggiungendoci gli incastri sonori più idonei. Forse il momento che più colpisce è quando il suo pianoforte delinea struggenti melodie su un gruppo di anziani che, con una camminata molto lenta e incerta, cercano a fatica di attraversare la strada o barcollano tra le bancarelle di vestiti.
Lasciati i filmati il compositore ritorna nel suo terreno. Gli spartiti sparsi sul pianoforte (che poi terminata la loro funzione vengono fatti cadere sul palco) delineano quel percorso che ha reso celebre Nyman in tutto il mondo. Il suo è un pianismo essenziale, a tratti evocativo, che prende lo spunto dal minimalismo per poi inserire delicate melodie o fraseggi più decisi.
Ecco che il linguaggio sobrio di “Prospero’s book” lascia spazio ad un altro celebre lavoro “Gattaca” che lo stesso artista indica tra i suoi pezzi più importanti. Ma è con l’impareggiabile tema di “Lezioni di piano” che il composto pubblico del Goldoni tributa un lungo e convinto applauso al pianista. Va detto che Nyman è parso nervoso e un po’ scostante, ma il valore della sua musica, alla fine, è emerso ugualmente. Il tutto mentre il pubblico è riuscito, comunque, ad ottenere vari bis in una serata che ha riproposto lo spessore di uno stile che, negli anni, ha saputo consolidarsi.
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Il Gazzettino